L’invasione dell’Ucraina da parte del Nuovo Zar Putin, parte del più ampio confronto inter-imperialista in corso, sta entrando in una nuova fase nel corso della quale le contraddizioni tenderanno ad aumentare gradualmente, ma inesorabilmente. Nonostante la Russia e i suoi propagandisti si diano da fare per dimostrare come l’Ucraina stia perdendo la guerra, la situazione sotto gli occhi di tutti è quella di uno stallo strategico e di una lunga guerra di posizione, che sta trascinando nel fango della crisi e dell’espansione del conflitto inter-imperialista sia la Russia che le potenze imperialiste dell’Ue e gli Stati Uniti.

All’interno dell’UE, la Francia di Macron ha cercato di mettersi a capo dell’ala più oltranzista, invocando un intervento diretto delle truppe occidentali in Ucraina. Non passa giorno senza che l’approfondirsi della crisi e della guerra porti i leader europei a dichiarazioni sempre più reazionarie e guerrafondaie nei confronti della Russia. Nel suo discorso al Parlamento Europeo, la presidente della Commissione Europea Von Der Layen invoca un aumento della spesa in armamenti per la “difesa” dell’Europa. Le risposte russe non tardano ad arrivare, con Putin che minaccia l’utilizzo di armi atomiche “se minacciati” e Medvedev che in un suo intervento mostra una mappa dell’Ucraina annessa alla Russia.

Guardando la Russia di Putin, rivediamo all’opera tutta la vecchia politica oppressiva degli zar, leggermente riaggiornata ai tempi moderni. Questa politica, già fatta propria dai socialimperialisti sovietici, oggi si esprime direttamente e senza più bisogno di imbellettamenti di sorta,  il fideismo e la bigotteria più reazionari. Il nuovo Zar Putin punta sul nazionalismo, sul patriottismo, sulla necessità della coesione interna e sulla difesa della famiglia. La logica è quella di contenere le crescenti contraddizioni interne alimentate ampiamente dai costi umani e militari della guerra contro l’Ucraina, dalla politica di crescente riarmo, dalla crisi economica e sociale sempre più profonda. L’ideologia nazionalista e fascista insieme alla repressione delle proteste popolari contro la guerra e di quelle delle masse popolari contro lo sfruttamento e la disoccupazione, sono un ingrediente essenziale della gestione Putin.

Un quadro in cui non a caso si assiste ad una montante propaganda reazionaria sulla questione LGBT. Forse solo le petromonarchie del Golfo ed il regime dei Talebani possono arrivare a superare il sistema di vessazione, oppressione e crudele tortura a cui i membri di questi orientamenti sono sottoposti in Russia. Persino nell’Iran ultrareazionario degli ayatollah è consentito il cambio di sesso, che invece l’anno scorso è stato reso illegale dalla Duma russa. Il patriarca della Chiesa ortodossa russa Kyrill è stato invitato nel parlamento reazionario russo per propagandare i suoi strali deliranti contro il cosiddetto “Occidente”, colpevole di consentire i matrimoni tra persone dello stesso sesso. In mezzo a mille offese ripugnanti alle persone LGBT, non ha mancato di sottolineare il legame di tutte questi strali con la guerra di aggressione in Ucraina, benedicendo i cannoni dello zar in quanto si opporrebbero al “male” e a “l’Antricristo”. Le persone LGBT sono sottoposte a persecuzione e sorveglianza da parte dello Stato e continuamente dipinte come “espressione dell’Occidente”. Propaganda non a caso ripresa da gran parte delle forze rosso-brune che in Italia oggi si presentano come sfegatate sostenitrici di Putin e Xi Jinping. Il Nuovo Zar, che pure alimenta la propaganda questa paccottiglia per darsi l’immagine di “uomo religioso”, nella sua intervista al giornalista Tucker Carlson ha dato sfoggio del più bieco cinismo e pragmatismo. Nell’intervista ha mostrato tutta la sua arroganza sciovinista, affermando che i territori ucraini sarebbero una “gentile” concessione della Russia, precisamente di Lenin e dei bolscevichi, ma che adesso gli ucraini avrebbero abusato di questa gentilezza. Il presidente russo mente spudoratamente affermando che la Russia avrebbe sempre cercato di mantenere rapporti fraterni con l’Ucraina.

Infatti, a seguito del colpo di Stato promosso dai moderni revisionisti dopo la morte di Stalin, l’URSS era nuovamente tornata ad essere la prigione dei popoli come durante l’epoca zarista. L’ucraina da Stato socialista liberamente aderente all’URSS è tornato ad essere un paese oppresso dall’imperialismo, in questo caso dal socialimperialismo russo. La restaurazione del capitalismo in URSS ha rappresentato nello stesso tempo lo sviluppo di una nuova forma di capitale monopolistico caratterizzato per il suo stretto rapporto con le istituzioni politiche ed economiche che in precedenza operavano per la trasformazione rivoluzionaria del capitalismo verso la prospettiva di una società comunista. La fine della pianificazione socialista, espressione diretta della perdita del potere politico da parte del proletariato e delle masse popolari, ha subito portato allo sviluppo di un’aspra competizione tra i vari monopoli capitalistici, nello stesso tempo ha dimostrato che nell’URSS non poteva essere una restaurazione capitalistica in grado di tradursi, sotto il profilo economico, nella formazione di un’effettiva, stabile e duratura, superpotenza imperialista. Il socialimperialismo è nato segnato dal fascismo, dall’oppressione dei popoli e dalla spietata competizione tra le grandi associazioni monopolistiche ampiamente connesse a pezzi degli apparati repressivi ed associazioni criminali. Tutto questo non poteva che andare incontro nel tempo ad una crisi devastante con relativa apertura di crescenti spazi all’espansionismo dell’imperialismo USA e dei principali paesi europei. Il tentativo della gestione Gorbaciov di contenere questa crisi non poteva avere successo ed ha solo rappresentato una temporanea transizione a quella attuale rappresentata da Putin ossia all’aspirazione dell’attuale Russia imperialista a promuovere il nazionalismo e la guerra come unica possibilità per cercare di risolvere la crisi.

Una parte dei monopoli criminali che erano stati protagonisti dello sfruttamento e dell’oppressione dell’Ucraina nel quadro del socialimperialismo si sono rivolti all’occidente nel tentativo di salvaguardare ed accrescere i propri privilegi e profitti. All’oppressione del socialimperialismo si è sostituita quella dell’imperialismo USA e in buona parte di quello dei principali paesi europei. L’Ucraina, prima ancora dell’invasione da parte del nuovo Zar russo, è diventata così un avamposto dell’imperialismo occidentale proiettato contro l’imperialismo russo. L’invasione dell’Ucraina ha quindi raddoppiato ed infinitamente accentuato l’oppressione del popolo ucraino. L’Ucraina è diventata terreno diretto di scontro tra i blocchi imperialisti ed oggetto conseguente di una spaventosa duplice oppressione nazionale sancita dai quotidiani massacri di soldati e civili. 

Di tutto ciò non fa menzione Putin nella sua intervista al giornalista Tucker Carlson, riducendo tutto il problema all’Ucraina che avrebbe abusato della “pazienza russa”, senza ovviamente menzionare tutti i precedenti tentativi fatti dalla Russia per trasformare l’Ucraina in una propria colonia, scontrandosi e nello stesso tempo colludendo   con l’imperialismo americano e gli altri stati imperialisti europei, in maniera simile a ciò che sta facendo oggi in paesi come la Bielorussia e il Kazakistan. Queste grossolane falsificazioni sono ormai la sola cosa che regge in piedi questo regime opprimente odiato dal proletariato e dalle masse popolari russe, che vivono in condizioni terribili di povertà e oppressione. Per fare solo un esempio la speranza di vita per gli uomini raggiunge a stento i 68 anni, mentre l’età della pensione è a 63 anni, innalzata a livelli insostenibili dallo stato reazionario russo.

In questo clima si sono tenute recentemente le elezioni in Russia, elezioni segnate dalla più grossolana falsificazione elettorale come è ormai in uso in Russia già dai tempi della falsificazione elettorale di Elstin contro l’opportunista Zyuganov. I risultati bulgari del nuovo Zar risultano quindi poco credibili. Il quotidiano “Servire il Popolo”[1] segnala nelle zone di Kazan e Mosca intimidazioni nei confronti dei lavoratori al fine di ottenerne il voto, la mancanza di segretezza del voto, incentivi economici a votare per Putin e mancanza di trasparenza durante il conteggio dei voti, specialmente parlando di voto elettronico. Tutto ciò dimostra la crisi senza uscita in cui si dibatte la borghesia russa, a cui cerca di reagire con la repressione fascista e con gli imbrogli più grossolani.

Chi sostiene dunque Putin, oltre a coprirsi di ridicolo, si smaschera come un reazionario ed uno sciovinista. Ma vanno esaminate anche diverse posizioni che sulla questione dell’Ucraina sostengono genericamente la necessità di un “cessate il fuoco”, accompagnato eventualmente della resa all’Ucraina. Queste posizioni sono per esempio fatte proprie dalla Chiesa cattolica e da diversi settori di movimento vicini alla CGIL, all’ANPI ecc. Queste posizioni si presentano come posizioni equidistanti e ragionevoli, pur condannando il regime reazionario di Putin esse vedono la resa come posizione ragionevole vista l’impossibilità di sconfiggere la Russia sul campo.

Il problema fondamentale di queste posizioni è che esse negano la sia l’inevitabile accentuazione dello scontro inter-imperialistico sia la necessità della guerra nazionale, contro entrambi gli schieramenti imperialisti, delle masse popolari e del popolo ucraino per la propria indipendenza. Oggi si può essere democratici ed a sostegno della pace mondiale solo riconoscendo il diritto alla guerra di liberazione nazionale del popolo ucraino in stretta connessione con la promozione di una rivoluzione proletaria mondiale contro tutti gli schieramenti imperialisti che vogliono andare avanti sulla strada della guerra mondiale. Senza dimenticare il fatto che seppure in queste posizioni tende ogni tanto ad emergere una critica marginale e superficiale all’imperialismo americano, ci si riferisce invece all’Unione Europea e all’ONU come interlocutori credibili per la pace. Tutto ciò occultando il carattere di queste istituzioni formalmente sovranazionali, che sono oggettivamente espressione dell’imperialismo e del capitale finanziario.

Queste posizioni apparentemente ragionevoli, fatte proprie da settori della Chiesa cattolica, si mostrano come giuste e “pacifiste” ma nella sostanza colludono pienamente per perpetuare l’imperialismo e dunque la sofferenza e l’aggressione nei confronti del popolo ucraino, magari con l’assicurazione che nelle varie tregue un’aggressione imperialista e l’altra saranno le varie associazioni non governative, religiose o meno, a prendersi cura delle “anime”, facendo da stampella al grande capitale monopolistico, come quello italiano che già pregusta la possibilità di utili appalti per la ricostruzione.

In tutto ciò un elemento fondamentale che può opporsi seriamente i piani dei diversi schieramenti imperialisti è dunque quello della lotta del popolo ucraino, contro ogni imperialismo per la liberazione nazionale e la pace. Lotta che ad esempio il regime comprador di Zelensky ha dimostrato di temere sopra ogni cosa, reprimendo vigliaccamente tutte le proteste contro la guerra e vietando la presenza in parlamento anche a partiti con posizioni semplicemente democratiche e progressiste. Ma anche nel Donbass si è visto come l’imperialismo russo si sia scagliato contro gli elementi più tendenzialmente progressisti della resistenza alla politica sciovinista di Poroshenko e Zelensky, trasformando questa potenziale lotta in uno strumento reazionario nelle mani dell’imperialismo dei Nuovi Zar.

Nello stesso tempo non si può pensare che il popolo ucraino possa da solo vincere nella lotta contro i due schieramenti imperialisti ed ostacolare realmente lo sviluppo della guerra inter-imperialista. Quello che è necessario è un fronte internazionale del proletariato, delle masse popolari e dei popoli oppressi per la lotta contro il fascismo e contro ogni imperialismo e per lo sviluppo della rivoluzione proletaria mondiale. La lotta di liberazione nazionale dei popoli oppressi, dalla Palestina all’Ucraina, richiede la saldatura della lotta rivoluzionaria per la democrazia, della lotta per la pace e della lotta per il socialismo.

La resistenza, pur embrionale, del popolo ucraino contro la guerra inter-imperialista, delle masse popolari russe mandate al massacro e del proletariato e delle masse popolari di tutto il mondo contro il fascismo, la guerra e l’imperialismo, vanno sostenute e promosse da tutti i comunisti e dai sinceri democratici. A tale scopo è necessario accelerare la ricostruzione di effettivi partiti comunisti come perno per un fronte mondiale antifascista ed antimperialista.

[1] https://sluzhitnarodu.org/2024/03/22/выборный-фарс-2024/