[presentazione e traduzione non ufficiale a cura del collettivo redazionale di Per La Democrazia Popolare]
Un interessante articolo del giornale democratico turco Yeni Demokrasi (Nuova Democrazia). In maniera semplice quanto articolata, l’articolo presenta una serie di critiche all’impostazione dei movimenti femminili borghesi. Esso ovviamente parte dalle peculiare situazione semi-feudale della Turchia e delinea una linea per un movimento delle donne di classe in quel paese. Tuttavia esso contiene importanti indicazioni anche per il nostro paese, che noi definiamo un imperialismo marginale, che quindi contiene elementi propri dei paesi a capitalismo avanzato ma anche alcuni elementi di arretratezza propri dei paesi a capitalismo burocratico.
Nel nostro paese ha cominciato a diffondersi e ad ottenere sempre più successo un’impostazione, difesa dai movimenti femministi, definita “intersezionalismo”, in questo stesso articolo indirettamente criticata. Questa teoria nella sua essenza nega il carattere di classe della contraddizione della donna e il suo legame con il problema della proprietà privata, affermando che la lotta delle donne dovrebbe “intersecarsi” con tutta una serie di lotte particolari, tra le quali, “tra le tante”, anche la “lotta di classe”, intesa non in maniera politica, cioè come lotta contro lo Stato, ma in maniera corporativa come lotta economica e sindacale.
Come naturale risultato di questa teoria abbiamo il fatto che consistenti settori di massa vengono mobilitati per costruire movimenti d’opinione innocui per la classe dominante, consentendo invece a consistenti settori borghesi e piccolo-borghesi di donne di dimostrare la loro utilità ai fini di corporativizzazione delle masse e quindi consentendogli di ascendere socialmente e ritagliarsi posizioni all’interno della burocrazia, della politica e della società civile.
Ciò impedisce la presa di coscienza da parte delle donne del proletariato e delle masse popolari del reale carattere e della reale origine della loro oppressione, disperdendo un immenso potenziale di energie e di volontà di lottare per un reale cambiamento che comunque la vasta partecipazione di massa alle recenti manifestazioni femministe hanno rivelato.
Si indirizza la lotta delle donne in senso “rivendicativo”, illudendo che la questione delle donne possa essere risolta dal potenziamento di strutture burocratiche come i consultori o da vuote invocazioni alla “educazione sentimentale”, sviando le donne dalle problematiche relative al lavoro di cura e all’economia domestica che il capitalismo fa sempre più pesare sulle loro spalle e che può essere risolto solo dalla costruzione di apposite organizzazione di massa con un orientamento di classe, che indirizzino le donne verso una lotta per un governo di democrazia popolare.
Queste sono solo alcuni degli spunti che si possono trarre dall’analisi riportata sotto. In tal senso l’articolo dei compagni turchi consente di delineare una soluzione rivoluzionaria della questione della donna in sintonia con le posizioni che il nostro collettivo esprime nel libro “Comunismo, lotta di liberazione della donna e critica del femminismo marxista” e che propone alla discussione delle compagne e dei compagni il mercoledì alle 21 ogni due settimane.
Per La Democrazia Popolare
UNA PROSPETTIVA MARXISTA PER LA LIBERAZIONE DELLA DONNA
Se si organizza la lotta delle donne esclusivamente contro la supremazia maschile all’interno dell’attuale sistema e si riduce la liberazione alla sola oppressione di genere, la libera realizzazione dell’identità femminile risulterà incompleta. In realtà, dobbiamo riconoscere che questo modo di porsi alimenta molti malintesi. Questo approccio arriva a considerare come confinate in sé stesse le situazioni in cui le donne sono discriminate a causa della loro identità di genere. In questa prospettiva rientra anche la volontà di rendere il sistema esistente più favorevole alle donne nell’ambito della famiglia, del meccanismo statale e della società. Così si ignorano le contraddizioni di classe e di genere nel sistema capitalistico imperialista e si lotta per l’uguaglianza delle donne con gli uomini, mettendoli in contrapposizione tra loro. Tuttavia, un fatto si rivela costantemente ai nostri occhi, cioè che l’uguaglianza di genere non è raggiungibile nel sistema esistente.
GLI EFFETTI DEL MOVIMENTO FEMMINILE BORGHESE
Con la transizione al capitalismo, possiamo constatare che le posizioni delle donne e degli uomini nell’economia domestica hanno iniziato a cambiare e il ruolo delle donne nella produzione sociale ha iniziato ad espandersi. Nel nostro Paese, tuttavia, il legame delle donne con l’economia domestica rimane complesso a causa della struttura sociale semi-feudale. L’influenza ancora forte dei valori feudali continua a confinare masse di donne al di fuori della sfera sociale, ovvero all’interno delle mura domestiche. Guardando all’ambito dell’economia domestica possiamo trovare dati che confermano la posizione subordinata delle donne nella società e nella produzione. Qui possiamo vedere molto chiaramente come si riflettano i rapporti di produzione. Poniamo l’accento sul ruolo delle donne nell’economia domestica perché il momento in cui le donne iniziano a partecipare alla produzione sociale è lo stesso in cui iniziano a uscire di casa. In altre parole, il modo di produzione capitalista è un passo avanti progressivo verso l’emancipazione delle donne. Ma questo non deve portare all’idea che ciò comporti un’uguaglianza tra uomini e donne in termini di partecipazione alla produzione. Abbiamo visto manifestarsi questa idea nel movimento femminile mondiale: con lo sviluppo del capitalismo, si sono cominciate a proporre politiche basate esclusivamente sull’identità e le contraddizioni di classe sono state oscurate.
Questo ha nei fatti portato a un fraintendimento nella maniera di intendere il rapporto sfruttatore-sfruttato che intercorre tra uomini e donne. Sono state abbandonate le distinzioni tra donne borghesi, donne proletarie e donne di altre classi sociali oppresse, unificando le rivendicazioni su un’unica piattaforma. La comunanza di vedute ha portato a mettere in discussione il problema dell’oppressione delle donne nella classe di appartenenza, mettendo l’accento sull’oppressione sessuale come caratteristica più inclusiva per tutte le donne. Sono state accantonate tematiche come il lavoro retribuito e non retribuito, la cura dei membri della famiglia e la socializzazione del lavoro domestico, come se questi problemi fossero stati risolti.
Tali problematiche, che dipendono dall’oppressione di classe all’interno del capitalismo, non sono state risolte. Qual è stata dunque l’origine di questo cambiamento all’interno dei movimenti delle donne? Il neoliberismo.[1] A seguito delle esclamazioni sulla “fine delle ideologie”, la discussione secondo cui alcune questioni starebbero al di sopra delle ideologie si è estesa anche al problema della liberazione delle donne. Noi non separiamo questo problema dalla questione del ritorno al socialismo, dalle sconfitte del movimento socialista, dal declino delle lotte di liberazione sociale, perché ciò è una questione di rivoluzione, e tutto ciò doveva avere la sua parte in queste battute d’arresto. A prima vista può sembrare assurdo un “incremento” nella mobilitazione di massa mentre si subisce una regressione ideologico-politica , ma è invece è del tutto comprensibile. Qui due idee anti-marxiste convergono sullo stesso punto: l’atteggiamento del movimento femminile borghese converge quasi alla perfezione col nuovo disegno che i governanti hanno preparato per le donne, la metà della società. I governanti ingannano le donne e non volendo che entrino a far parte dei loro “becchini” creano un sistema fatto a posta per loro. E la democrazia borghese ne è l’esempio più lampante!
Sebbene il movimento delle donne si trovi in declino da diverso tempo, esso è stato in grado di portare avanti una vasta mobilitazione di massa. Che le azioni delle donne si traducano in mobilitazioni di massa non è una cosa negativa. È solo importante che le masse siano consapevoli di ciò contro cui agiscono o contro cui si oppongono. La politicizzazione esiste, anche se questo processo si trova in una fase embrionale e inevitabilmente un movimento politico delle donne può nascere solo con un lavoro sistematico; ma finché le masse di donne al di fuori del “movimento” si preoccupano di programmi “schiumosi”, tutto ciò evaporerà esattamente come questi programmi. Ne è la prova il silenzio successivo alle proteste per il diritto all’aborto negli Stati Uniti e in Polonia. Una delle manifestazioni più comuni di tutto ciò è, ancora una volta, l’atomizzazione e la riduzione della liberazione delle donne a fenomeno individuale. Viene creata una “coscienza” attorno alle esperienze di una singola donna, di solito una donna famosa e conosciuta. Si discute dunque intorno agli interessi di quella donna e la lotta di liberazione delle donne viene strumentalizzata e attribuita a una persona o a un gruppo di persone. Questo è un indice del fatto che si tratta più delle contraddizioni del mondo della singola donna che dell’evidente contraddizione di genere nella società e nelle masse di donne in particolare. Sì, le donne sono oppresse anche all’interno della loro classe. Ma è incomprensibile che non si veda questo fatto: le donne borghesi, che siano dirigenti, artiste, personaggi pubblici, lamentano consapevolmente la disuguaglianza di genere per ottenere simpatia e sostegno tra le masse del popolo e soprattutto tra le masse delle donne. Dicono di essere soggette a disuguaglianze di opportunità perché donne. Se all’interno del sistema hanno un problema con il dominio maschile, è solo perché non possono ottenere la posizione che desiderano nello sfruttamento di classe! Quando anche un movimento femminile borghese finisce per supportarle, la coscienza delle masse continuerà a confondersi. Il più delle volte è lo stesso movimento femminile borghese a mettere questo punto all’ordine del giorno delle masse! Lo abbiamo sperimentato con Meral Akşener, ma il problema di cui stiamo parlando non riguarda solo la Turchia. In realtà, è il riflesso in Turchia del movimento femminile borghese che continua a svilupparsi negli Stati Uniti e in Occidente. Questi approcci, che distraggono le donne delle masse popolari dal loro programma principale, continuano ad avere sempre più spazio grazie all’influenza del neoliberismo. È ovvio che questi ambienti sono espressione del sistema e sono quindi lontani da un atteggiamento di classe. In altre parole, per quanto si propagandi lo slogan “non è il femminismo che divide le classi”, l’espressione più corretta sarebbe ” il femminismo concilia le classi!”.
L’IMPORTANZA DI UNA PROSPETTIVA MARXISTA
L’essenza del movimento femminile borghese è anti-marxista. Pertanto, nel momento in cui affronta la questione dell’emancipazione femminile, non si pone come obiettivo l’abolizione della proprietà privata e tutte le sue pratiche ignorano questo obiettivo. Essendo tale movimento anti-marxista, non è in grado di analizzare e comprendere tale contraddizione. Senza esaminare tutti i lati di una contraddizione, non si possono trarre conclusioni corrette su di essa.
Il problema della liberazione delle donne nei Paesi capitalisti e in quelli semi-coloniali e semi-feudali non è lo stesso. Sebbene si fondi essenzialmente sul superamento della proprietà privata, presenta aspetti specifici. Ad esempio, il problema della liberazione della donna negli Stati Uniti e in Turchia non può essere risolto nello stesso modo e con lo stesso metodo, perché la contraddizione non si presenta nella stessa maniera. Nella Turchia semi-coloniale e semi-feudale, per abolire la proprietà privata, è necessario prima liberarsi del dominio dell’imperialismo e dei resti del feudalesimo. Questo perché uno degli aspetti specifici del problema della liberazione della donna in Turchia è il feudalesimo. Anche questo aspetto specifico cambierà dopo la rivoluzione, in quanto come diceva Mao: “I processi cambiano, i vecchi processi e le vecchie contraddizioni scompaiono, emergono nuovi processi e nuove contraddizioni, e i metodi di analisi delle contraddizioni cambiano di conseguenza”.
Per quanto riguarda l’emancipazione femminile, è altrettanto soggettivo e dogmatico sostenere che l’emancipazione delle donne nei Paesi che si trovano in diverse fasi della rivoluzione avrà le stesse caratteristiche, così come cercare una totale comunanza/unità delle donne. Come ogni problema, la questione femminile deve includere le differenze di classe e, come ogni rivoluzione, la liberazione delle donne nei diversi Paesi ha le proprie peculiarità Ogni contraddizione è unica e l’emancipazione delle donne in ogni paese sarà determinata dalla rivoluzione di quel paese in base alla sua particolare contraddizione…
[1]La definizione di “neoliberismo” qui fa riferimento alla concezione del mondo, all’ideologia, non certo ad un presunto “sistema economico neoliberista”. La concezione oggi volgarizzatasi nella sinistra radicale e nell’estrema sinistra parla apertamente di “politiche economiche neoliberiste” in riferimento alle recenti soluzioni economiche proprie del capitalismo, affermando che il sistema capitalista si starebbe espandendo attraverso la “globalizzazione”. Tutto ciò nega il carattere parassitario e decadente di queste politiche, che dimostrano in realtà la crisi terminale del sistema capitalista, e cade inevitabilmente nel riformismo. Si noti come nel testo dei compagni turchi questa connotazione sia completamente assente. (NDT)