Sono trascorsi ottant’anni da quell’otto settembre del 1943 quando gli Italiani dovettero scegliere se schierarsi con chi aveva imposto un regime dittatoriale e liberticida oppure combattere per la libertà e la democrazia. La lotta contro il fascismo fu lotta di popolo e lotta di classe. Il periodo che va dalla Resistenza ai nostri giorni è stato contrassegnato da continui e striscianti tentativi di destabilizzazione politica (Piano Solo 1964, golpe Borghese 1970, strategia della tensione, strage di Piazza Fontana 1962, di Gioia Tauro 1970, di Peteano 1972, piazza della Loggia 1974, Italicus1974, stazione di Bologna 1980). Più che tentativi di colpo di Stato, probabilmente si trattò di “avvertimenti” che gli imperialisti statunitensi vollero inviare all’Italia per toglierle ogni velleità di un governo indipendente e democratico nel rispetto e nella piena attuazione della Costituzione. Tant’è che siamo stati in presenza di una “democrazia oligarchica”, connivente con quanti hanno sempre tentato una svolta autoritaria e con una politica a danno delle fasce più deboli della popolazione e in particolare di un proletariato sfruttato, sempre più ai margini e con meno diritti.

Il 25 Aprile ha segnato una “liberazione incompiuta”.

Molti posti apicali dello Stato furono affidati ad ex dirigenti fascisti, nel rispetto del decreto di estinzione delle pene emanato nel 1946 da Togliatti (PCI, ministro di Grazia e Giustizia) per, come lui stesso scrisse, “un rapido avviamento del Paese a condizioni di pace politica e sociale”. Una mano tesa ai fascisti; la magistratura, quasi sempre compromessa con il regime fascista, condannò moltissimi partigiani e assolse gli ex fascisti e repubblichini, autori di torture e stragi di civili, e li riabilitò. È il caso di Rodolfo Graziani, criminale di guerra, autore di stragi in Libia e in Etiopia, condannato a 19 anni per collaborazionismo e scarcerato dopo soli 4 mesi. La rinascita del fascismo ha avuto una lunga gestazione; non appare improvvisamente dal nulla; oggi rialza la testa e purtroppo non trova un argine. Con le ferite ancora aperte nel ’46, si permise a Giorgio Almirante (dirigente del regime fascista, uno dei principali redattori de “La difesa della razza”, sognatore – discorso alla Camera 1973-di un colpo di Stato in Italia simile a quello avvenuto in Cile) di fondare il MSI (in origine sigla che stava per Mussolini Sei Immortale), una costola della Repubblica Sociale Italiana, in palese violazione della XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione che vieta “sotto qualsiasi forma” la riorganizzazione del partito fascista. Nel tempo si è proseguito con la strategia della tensione, con stragi di matrice nera in collusione con servizi segreti italiani, statunitensi e mafiosi. Nessuna organizzazione di estrema destra è stata messa al bando. I partiti di sinistra hanno fatto proprie le posizioni della destra: appoggio alla Nato, repressione, leggi speciali, riforme liberticide, difesa della produttività, licenziamenti, flessibilità feroce, tagli a scuola, sanità e servizi sociali. I sindacati, asserviti al potere, hanno svolto un ruolo consociativo abbandonando la classe operaia a sé stessa. Lo sdoganamento del fascismo si registrò anche con le vergognose prese di posizione di Luciano Violante, allorquando equiparò i ragazzi della RSI ai partigiani e con la recente affermazione secondo cui la Meloni non è fascista. Non diversa la posizione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che riabilitò Almirante in occasione del convegno organizzato alla Camera per i 100 anni dalla sua nascita affermando: “Almirante ha avuto il merito di contrastare impulsi e comportamenti antiparlamentari che tendevano periodicamente a riemergere dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni”. È noto però che il 16 giugno 1971 il Procuratore della Repubblica di Spoleto Vincenzo De Franco chiese alla Camera dei Deputati l’autorizzazione a procedere contro Almirante per i reati di “Pubblica istigazione ad attentato contro la Costituzione” ed “insurrezione armata contro i poteri dello Stato” per aver affermato, con riferimento ai regimi di Salazar, Papadopulos e Franco, quanto segue: “I nostri giovani devono prepararsi all’attacco prima che altri lo facciano. Da esso devono conseguire risultati analoghi a quelli conquistati in altri paesi d’Europa quali il Portogallo, la Grecia e la Spagna”.

La destra oggi al governo è stata sempre legata anche ai Forza Nuova e Casa Pound. Si veda “Il primato nazionale”, giornale che fa rifermento a Casa Pound, su cui scrivono Vittorio Sgarbi, Alessandro Meluzzi, Diego Fusaro, Francesco Borgonovo, Caio Giulio Cesare Mussolini, pronipote di Benito. Alcuni di questi, sono personaggi alla ribalta della Tv un tempo lottizzata e oggi completamente in mano alla destra. È nella linea politica la vera essenza fascista del governo in carica. Basti pensare ai provvedimenti messi in atto fino ad oggi:

PROPOSTA DI PRESIDENZIALISMO E DI PREMIERATO

 

PROPOSTA DI ABOLIZIONE DEL REATO DI TORTURA. Fratelli d’Italia ha presentato un progetto di legge in merito per abrogare tale reato che, nello specifico, “prevede l’introduzione di una nuova aggravante comune per dare attuazione agli obblighi internazionali discendenti dalla ratifica della CAT (convenzione contro la tortura) e la contestuale abrogazione delle fattispecie penali della tortura e dell’istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura”.

È bene ricordare a questo proposito: l’uso della tortura negli anni di piombo (mai denunciato dalla sedicente sinistra e dalla stampa), quando in Italia operava un gruppo di funzionari di polizia dedito a pratiche di tortura; le torture operate alla Diaz, per le quali l’Italia fu condannata dalla Corte di Strasburgo e i cui responsabili furono successivamente promossi a ruoli più alti; i vari casi di sevizie e torture che emergono ormai sempre più frequentemente rispetto all’operato delle forze dell’ordine, in particolare nei confronti di migranti e persone portatrici di disagio sociale  e psichico.

MODIFICA DELLA PROTEZIONE SPECIALE: rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari previa valutazione del grado d’integrazione della persona

DECRETO FLUSSI- concessione dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro pianificato su un arco temporale di 3 anni e non più semplicemente di uno

DEROGA AL CODICE DEI CONTRATTI PUBBLICI quando si tratta di aprire o ampliare i centri di permanenza per il rimpatrio

NUOVO CODICE APPALTI con una liberalizzazione fino a 5,3 milioni di euro per le stazioni appaltanti

DECRETO LAVORO-estensione della durata dei contratti a termine senza causale,

ABOLIZIONE REDDITO DI CITTADINANZA

ELIMINAZIONE DI DIRITTI CIVILI sui bambini figli di coppie omosessuali

ESTROMISSIONE DELLA CORTE DEI CONTI nel controllo concomitante sugli atti del governo relativi al PNRR

PROROGA DELLO SCUDO ERARIALE

È vergognoso che a presiedere la Camera dei Deputati e quella del Senato siano rispettivamente Lorenzo Fontana (con posizioni oscurantiste su famiglie arcobaleno, diritto all’aborto e autore da europarlamentare di un videosaluto ad Alba Dorata, movimento neonazista greco messo sotto processo per l’uccisione, nel 2013, del musicista antifascista Pavlos Fyssas) e Ignazio Benito Maria La Russa, eletto con 116 voti a favore -104 della maggioranza di centro-destra e almeno 17 dell’opposizione di centro-sinistra, le cui esternazioni ignobili sull’attentato di Via Rasella sono da imputare non certo all’ignoranza, ma alla volontà di portare a termine un processo di revisionismo storico che ha origini lontane.

Non si tratta di semplici sgrammaticature: c’è una chiara simbiosi fra gli obiettivi politici volti alla cristallizzazione di un regime fascista, l’impianto ideologico (sovranismo, populismo, patriottismo, teoria della Grande sostituzione etnica – chiara evocazione delle teorie dei suprematisti bianchi – per mascherare il ceppo ideologico-politico in cui affondano le radici) e la linea portata avanti nel campo dei diritti civili e della politica economica.

“C’è la pelle di un vecchio serpente appena uscita da un uovo”, riprendendo la canzone di De Gregori Rumore di niente.