volantino diffuso a Roma alla manifestazione del 24/06
Grandi manovre militari si susseguono ad un ritmo sempre più ravvicinato in esplicita previsione di un allargamento del conflitto in corso in Ucraina. Il parlamento europeo intanto delibera per arrivare al più presto a formalizzare, con l’entrata dell’Ucraina nella Nato, quella che di fatto è già l’inizio della terza guerra mondiale. Il conflitto in atto tra l’imperialismo occidentale a guida USA e l’imperialismo russo, indirettamente sostenuto dal socialimperialismo cinese, dimostra che è pienamente possibile una lunga e sanguinosa guerra di posizione combattuta in gran parte sul fronte di guerra. L’Italia, potenza imperialista aggressiva e guerrafondaia, nonostante il suo ruolo nel complesso marginale, è sempre più presente ed attiva nel conflitto in atto.
L’idea che sia possibile invertire questo processo richiamandosi ad una presunta tendenza al multipolarismo si basa sulla tesi del tutto infondata dell’esistenza di nuove potenze capitaliste industriali e finanziarie in espansione su scala planetaria prive di interesse al conflitto bellico e suscettibili di un asse privilegiato con il socialimperialismo cinese. Si tratta di una visione illusoria e reazionaria che occulta il dominio di un pugno di potenze imperialiste sulla maggior parte dei paesi del mondo e che nega l’evidenza del sempre più acuto scontro tra tali potenze (Cina compresa) per una nuova spartizione del mondo.
Con gli anni Trenta del secolo scorso, nei vari paesi imperialisti, gli istituti demo-liberali della fase eroica del liberalismo hanno lasciato il posto o a forme di fascismo dispiegato o a forme Statali, incentrate su esecutivi forti e sul ruolo centrale di esperti dell’economia, dell’amministrazione e delle forze armate. Con la fine della seconda guerra mondiale si sono affermati sistemi parlamentari multipartitici sempre più distanti dai modelli classici della democrazia formale di tipo borghese-liberale. In Italia, il fascismo non è nemmeno mai realmente venuto completamente meno e ha quindi continuato, in misura rilevante, a operare sotto una pluralità di forme. Tutto questo dietro la facciata esteriore dello Stato costituzionale. Da diversi decenni ad oggi si è sviluppato un processo di fascistizzazione, che ha macinato il sistema proporzionale e i vecchi partiti storici della borghesia e ha portato all’affermazione di un governo fascista. Un governo che, nonostante il vasto schieramento parlamentare che lo sostiene, decreta e impone le leggi ricorrendo al voto di fiducia e prendendo a calci in faccia importanti settori della stessa magistratura, come nel caso dell’esautoramento della Corte dei Conti dai controlli sul PNRR. Un governo che ha tutti i numeri e tutta l’intenzione di cristallizzarsi in regime e poter così dispiegare la sua feroce natura guerrafondaia, antidemocratica e antipopolare.
In tutta l’Europa, con il precipitare della crisi generale del capitalismo, con l’accentuazione della crisi egemonica dei classici partiti e sindacati borghesi reazionari, il dispiegarsi della repressione e dell’offensiva politica ed economica contro le masse popolari, a fronte di una crescente e diffusa astensione di massa, prendono sempre più piede le forze fascio-populiste e naziste. Sul versante economico, la crisi erode i nessi già fragili tra le varie potenze europee e tende a riproporre in forme nuove, con relativa ridefinizione degli assetti già in corso, la centralità della Germania. Ad essa guardano le forze cosiddette anti-europeiste e sovraniste portatrici di un progetto di ulteriore subordinazione a una nuova Germania imperialista.
I diritti per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari e le lotte per effettivi servizi sociali pubblici richiedono oggi una progettualità politica che sappia delineare una prospettiva di democrazia popolare, una forma di Stato alternativa a quella vigente, decrepita e irreversibilmente antidemocratica. La lotta politica democratica e rivoluzionaria per il cambiamento torna ad essere la questione centrale, la lotta sindacale è necessaria, ma può avere un ruolo solo se al servizio di quella politica. Occorre riprendere una teoria e una prassi di unità e di lotta tra i proletari avanzati, i sinceri democratici e i comunisti, per la formazione di un fronte capace di portare a una Nuova Resistenza per una Democrazia Popolare sulla via del socialismo. Invitiamo tutti a lavorare in questa prospettiva unitaria.
Per la Democrazia Popolare