Traduzione non ufficiale da The Red Herald
L’Imperialismo, che è la fase suprema del capitalismo, è un sistema monopolistico, decadente e determinato dalle sue stesse contraddizioni; un sistema inevitabilmente distruttivo di oppressione e sfruttamento. È un sistema basato sulla ricerca del massimo profitto per il capitale monopolistico. L’approfondimento e la diffusione dello sfruttamento, la distruzione illimitata della natura e degli habitat naturali degli esseri viventi, il sostegno a tutti i tipi di reazionari, la creazione e il mantenimento delle ostilità tra i popoli, l’impedimento dell’autodeterminazione e dell’indipendenza nazionale dei popoli, le infinite guerre ingiuste per la spartizione e la redistribuzione delle aree di mercato, dell’energia, della manodopera a basso costo e delle risorse e materie prime, l’aumento massiccio delle spese per i bilanci di guerra; tutto ciò serve a un solo scopo: garantire a qualsiasi costo il mantenimento del dominio dei monopoli sul mondo. Dal passaggio dal capitalismo di libera concorrenza al capitalismo monopolistico, fino ad oggi, per mantenere questo sistema sono state combattute due grandi guerre imperialiste di spartizione del mondo, costate milioni di vite, e si è assistito a decine di guerre regionali, sia attraverso l’occupazione diretta degli imperialisti o sotto la loro guida, sia attraverso le loro provocazioni. La prima guerra imperialista per la spartizione del mondo è costata 40 milioni di vite, prevalentemente in Europa. La seconda guerra imperialista di spartizione del mondo è costata quasi 100 milioni di morti, di cui più di 30 provenienti dall’Unione Sovietica quando ha sconfitto il fascismo nella grande guerra patriottica. Durante la seconda metà del XX secolo e nel XXI secolo, gli Stati Uniti hanno occupato e condotto guerre di aggressione in Corea, Laos, Cambogia, Vietnam, Repubblica Dominicana, Nicaragua, El Salvador, Cuba, Haiti, Panama, Somalia, Bosnia, Kosovo, Libia, Siria, Filippine, Africa centrale, Iraq e Afghanistan, tra gli altri. Solo in relazione all’aggressione statunitense nel Medio Oriente dal 2001, i morti sono stimati in 1 milione e quelli indiretti in 3,5 milioni. Il lacchè degli Stati Uniti, Israele, ha occupato la Palestina e ucciso migliaia di palestinesi; quasi 5.000 palestinesi sono imprigionati dal marzo 2023 e migliaia sono stati sfollati. I Paesi imperialisti europei hanno occupato – unilateralmente o attraverso alleanze imperialiste temporanee – Irlanda, Egitto, Sudan, Sierra Leone, Yemen, Mali, Repubblica Centrafricana, Costa d’Avorio, Ciad, Marocco, tra gli altri. Considerando solo il periodo 2014-2018, la Francia da sola ha occupato – con 4.000 truppe francesi – Burkina Faso, Mali, Mauritania, Niger e Ciad, causando migliaia di morti e milioni di sfollati e rifugiati. L’imperialismo russo – dopo il tracollo dei social-imperialisti revisionisti (tracollo accelerato anche dall’occupazione imperialista di Afghanistan, Cecoslovacchia, tra gli altri) – ha invaso Moldavia, Georgia e Ucraina. L’elenco delle aggressioni militari imperialiste non è esaustivo di tutte le devastazioni, le morti, gli stupri e gli sfollamenti causati – e tutto questo nell’interesse del più rapace saccheggio imperialista. La Cina ha partecipato all’aggressione imperialista in Mali e continua a occupare aree delle Filippine. Tutte queste occupazioni e aggressioni si sono scontrate con una feroce ed eroica resistenza da parte dei popoli e delle nazioni oppresse. Nel periodo attuale, queste guerre e aggressioni militari continuano. Le guerre e le occupazioni ingiuste, oltre a essere la conseguenza della politica di dominio degli imperialisti, significano anche la creazione di enormi profitti per l’industria bellica. Il totale delle vendite globali di armi e servizi militari delle 100 maggiori aziende dell’industria bellica nel mondo per l’anno 2011 è stato di 465.770 milioni di dollari – 47 delle quali sono aziende statunitensi che si accaparrano il 60% delle vendite totali. L’imperialismo è responsabile del fatto che miliardi di persone vivono in condizioni di schiavitù e dell’oppressione dei popoli. Il numero di persone colpite dalla fame è salito a 828 milioni nel 2021, laddove la ricchezza dei primi 10 miliardari potrebbe porre fine alla povertà. Il peso di tutti i tipi di sfruttamento e brutalità applicati per il dominio del capitale finanziario è sopportato dai lavoratori e dai braccianti del mondo e dai popoli e dalle nazioni oppresse. Miliardi di persone lottano per sopravvivere nelle condizioni più difficili e sono sottoposti all’oppressione degli imperialisti e dei loro lacchè. Dalla seconda guerra di spartizione imperialista ad oggi, la potenza egemone del sistema imperialista è l’imperialismo statunitense ed è il principale fautore di ogni tipo di sfruttamento, saccheggio, guerre ingiuste e occupazioni nel mondo. A causa della legge dello sviluppo ineguale del capitalismo, la sua posizione di potenza egemone decisiva si sta erodendo sempre di più e, sebbene l’imperialismo cinese, russo, britannico, tedesco, francese, ecc. abbiano una maggiore influenza sui parametri economici, politici e militari del mondo rispetto al passato, l’imperialismo statunitense è ancora al centro del sistema imperialista ed è il principale attore che ne determina il corso. D’altra parte, parallelamente all’acuirsi delle contraddizioni tra gli imperialisti, questi ultimi stanno cercando di consolidare le loro posizioni contrapposte portando dietro di sé le forze dipendenti. Pertanto, nonostante le contraddizioni tra loro, formano varie alleanze e accordi temporanei di tipo economico, militare e politico per garantire la continuità del sistema e delle proprie posizioni. Come sempre, sono i lavoratori, i poveri e i popoli e le nazioni oppresse del mondo a subire le conseguenze devastanti dell’acuirsi delle contraddizioni e delle alleanze tra gli imperialisti e i loro lacchè. La Grande Rivoluzione d’Ottobre del 1917 ha aperto un’ondata di rivoluzioni democratiche di nuovo tipo e socialiste, che hanno portato un terzo della popolazione mondiale a staccarsi dal sistema imperialista, realizzando il più grande sviluppo per le masse e il proletariato mai visto nella storia. Tuttavia, la restaurazione del capitalismo in URSS e in Cina ha aperto la strada alla continuazione e all’aumento delle aggressioni contro i lavoratori e i popoli e le nazioni oppresse del mondo. Ma le condizioni che erano relativamente vantaggiose per gli imperialisti e i loro lacchè stanno per finire. I centri imperialisti, propagandando le “virtù” dei sistemi di sfruttamento con l’argomentazione di essere un “regime democratico”, stanno aumentando di giorno in giorno la preponderanza e l’autorità delle forze repressive all’interno dello Stato borghese, sia di diritto che di fatto, a causa dei problemi di governo creati dall’acuirsi della crisi generale del capitalismo, e stanno usando sempre più la violenza di Stato contro i popoli e le nazioni. Mentre le stesse forze armate, così come la polizia e la gendarmeria, si scontrano con il popolo, i partiti e le organizzazioni razziste-fasciste si attivano all’interno e all’esterno del Parlamento, rafforzando così le forze di riserva della controrivoluzione. La crisi generale del sistema imperialista e l’approfondimento e la diffusione delle contraddizioni portano gli Stati borghesi a rendere più evidenti, visibili e pratici i mezzi di violenza. Questo è un indice dell’inasprimento della lotta di classe e del fatto che essa diventerà più dura nei periodi a venire e dimostra che gli Stati borghesi sovrani, così come gli Stati dei Paesi oppressi, si stanno organizzando contro i loro “becchini”. Man mano che la crisi del capitalismo si approfondisce e il prezzo pagato dai popoli per essa aumenta, le manipolazioni della borghesia contro i popoli – come i governi opportunisti di “sinistra”, l’aristocrazia operaia e l’azione opportunista all’interno dei sindacati e delle lotte, e la propaganda fuorviante come l’uso della pandemia per coprire la crisi economica – perdono sempre più il loro effetto. Anche nei Paesi centrali del sistema imperialista, la classe operaia e le masse oppresse stanno esprimendo sempre più nelle strade la loro rabbia e la loro resistenza contro le condizioni prevalenti. Nonostante le enormi possibilità e il potere oppressivo degli imperialisti e dei loro lacchè, gli operai, i contadini e i popoli e le nazioni oppresse, soprattutto in Asia, Africa e America Latina, stanno portando avanti grandi proteste e forme di resistenza. Soprattutto in Asia, Africa e America Latina, gli operai, i contadini e i popoli oppressi stanno portando avanti grandi proteste e forme di resistenza. Questi sviluppi sono il segno che sta maturando una nuova ondata rivoluzionaria.
CONTENUTI IDEOLOGICI DELLA LOTTA ANTI-IMPERIALISTA La nostra è l’epoca dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie e, nonostante gli stalli e i ripiegamenti temporanei, la rivoluzione è la tendenza principale. Tale opposizione e tale lotta si concretizzano nel brutale scontro tra il proletariato, la classe più rivoluzionaria del nostro tempo, e la borghesia, che è la fonte e il portatore di tutte le reazioni del mondo. La contraddizione tra proletariato e borghesia, le due principali classi contrapposte del nostro tempo, ha anche la caratteristica di determinarne le sorti quando i sistemi della borghesia, nelle più diverse sfumature, vengono gettati sul cumulo di rifiuti della storia. L’ideologia del proletariato è una necessità per comprendere a fondo l’antimperialismo e la linea di lotta. Pertanto, l’antimperialismo e la lotta antimperialista devono essere definiti dalle norme ideologiche della classe più rivoluzionaria del nostro tempo. Qualsiasi lotta antimperialista genuina e coerente è essenzialmente una lotta anticapitalista. Il capitalismo odierno è un capitalismo monopolistico e senza la lotta contro i monopoli che si trovano al centro del sistema imperialista e che determinano il sistema, non ci può essere lotta antimperialista. Ai nostri giorni, la lotta anti-imperialista è strettamente legata anche alla lotta per la democrazia. I principi e i valori della democrazia non possono più esistere nel quadro stabilito dalla borghesia – che è ormai una classe reazionaria – e hanno acquisito un’integrità legata al carattere antimperialista. Ciò significa una maggiore integrazione della lotta per la democrazia e per tutti i popoli e le nazioni oppresse con i valori, i principi e la linea politica della democrazia proletaria. In questo contesto, la lotta per la democrazia su scala mondiale acquista anche la sua valenza contro lo sfruttamento dell’imperialismo – la sua visione del mondo, la sua egemonia politica e il suo approccio ideologico. Questa contraddizione è legata a una necessità conseguente. La linea politica del proletariato guida anche la lotta per la democrazia e la libertà dei popoli contro la borghesia obsoleta e marcia. Per capire il carattere democratico di un movimento, bisogna indubbiamente considerare in qualche misura il suo posizionamento contro il sistema imperialista – questo rivela il suo lato democratico. Tuttavia, il livello di vicinanza alla democrazia proletaria è ciò che rende chiare le caratteristiche e la struttura antimperialista di questo movimento. Una caratteristica dell’epoca dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie trova una base e acquista importanza in questo rapporto. Dobbiamo incontrare, definire e gestire i movimenti nazionali e sociali, le opinioni e le lotte democratiche e progressiste, con questo approccio. È quindi importante che il proletariato guidi il fronte antimperialista con un programma che possa mobilitare e incanalare tutti i movimenti degli oppressi e degli sfruttati, lottando per dare consistenza alla lotta democratica avvicinandola alla democrazia proletaria. È fondamentale per questo scopo combattere l’azione del revisionismo e l’opera dell’opportunismo all’interno delle lotte delle classi e delle nazioni oppresse che cercano di incanalare le lotte anti-imperialiste per servire l’imperialismo e la reazione. È ancora più valido ciò che Lenin ha detto, ovvero che la lotta contro l’imperialismo è solo un modo di dire se non è indissolubilmente legata alla lotta contro l’opportunismo. Nella maggior parte dei casi, la piccola borghesia, i contadini, gli studenti, gli insegnanti, gli intellettuali e altri settori si oppongono fermamente ai dettami dell’imperialismo e dei suoi lacchè e sono disposti ad accettare la democrazia proletaria; è fondamentale che il proletariato lotti per conquistare questi settori e mantenga sempre il criterio della coerenza, combattendo l’influenza del revisionismo, dell’opportunismo, nonché dell’ideologia e della politica imperialista decadente.
LOTTA DI CLASSE E PUNTI FONDAMENTALI DELLA LOTTA ANTIMERIALISTA Mentre nei Paesi imperialisti-capitalisti la lotta antimperialista è una parte della lotta rivoluzionaria socialista, nei Paesi semicoloniali e semifeudali è una parte della rivoluzione democratica popolare. Pertanto, nell’era dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie, nonostante abbiamo diviso le nazioni in due gruppi, la lotta antimperialista, sebbene il contenuto formale sia diverso, conduce essenzialmente allo stesso obiettivo: assicurare la liberazione del proletariato e dei popoli e delle nazioni oppresse attraverso la sconfitta degli imperialisti e dei loro lacchè. Il proletariato è la forza principale della lotta antimperialista. Il proletariato è l’unica classe in grado di liberare con sé l’intero popolo. Pertanto, tutte le reazioni economiche, politiche, militari, culturali e ideologiche contrarie al popolo, originate e prodotte dal sistema dominante, saranno possibili solo con l’egemonia ideologica del proletariato. La vera liberazione di tutte le classi e gli strati oppressi e dei popoli e delle nazioni oppresse sarà possibile solo attraverso la leadership del proletariato. Quando parliamo di imperialismo, parliamo di capitalismo. Ciò che bisogna capire quando si è contro l’imperialismo è che si è essenzialmente contro il capitalismo. La fase dell’imperialismo è la trasformazione del capitalismo in un sistema mondiale. A differenza delle fasi precedenti del capitalismo di libera concorrenza, in questa fase il capitale finanziario monopolistico – cioè la fusione di capitale industriale e bancario – diventa la forma principale e raggiunge gli angoli più remoti del mondo attraverso grandi movimenti e flessibilità. Mentre nella fase precedente del capitalismo le altre regioni erano principalmente aree di merci e di mercato, ciò è continuato; ma attraverso l’esportazione del capitale, che era prevalente nell’economia, è venuta alla ribalta una rete di sfruttamento più profonda e più ampia. Il mondo è stato diviso in una manciata di paesi imperialisti da un lato e di nazioni oppresse dall’altro. I Paesi imperialisti sono i principali esportatori di capitale finanziario e dominano la stragrande maggioranza delle nazioni e il mondo intero. Nelle nazioni oppresse l’imperialismo dispiega un capitalismo di tipo burocratico, basato su un super sfruttamento senza precedenti della stragrande maggioranza delle masse di queste nazioni, non essendo in grado di sviluppare le forze produttive e di distruggere le forme precapitalistiche esistenti in questi Paesi, facendoli evolvere, legandoli e mettendoli al servizio della rete più profonda e più ampia dell’imperialismo. Se il capitalismo non può essere compreso in tutta la sua profondità e nei suoi risultati, la natura e le conseguenze dell’imperialismo non possono essere adeguatamente comprese. L’esportazione di capitale significa un’esportazione molto più diretta di rapporti di produzione capitalistici che assoggettano al loro servizio ogni tipo di rapporto precapitalistico evoluto, portando altre parti del mondo a formare un legame più profondo e organico con la rete di rapporti di produzione del capitalismo monopolistico. Senza essere contrari al capitalismo o al suo stadio superiore, l’imperialismo, e ai suoi effetti e alle cause dirette che li hanno prodotti, e senza condurre una lotta totale contro di esso, ma limitandosi a essere contrari a un esito o a una forma o a una politica che si manifestano qua e là, può avere un senso in sé, ma non può essere definito come anti-imperialismo in senso completo. Infatti, una visione e uno stile d’azione che consapevolmente o inconsapevolmente separa il fenomeno dell’ anti-imperialismo dalla causa principale e si limita ai suoi esiti, porta alla continuazione del capitalismo e limita la lotta contro di esso. Se ci si oppone all’espropriazione dei popoli indigeni da parte degli interessi dei monopoli internazionali e dei loro lacchè locali, posizionandosi nel movimento contro la guerra, come parte dei movimenti ambientalisti fino all’antifascismo, si sta facendo qualcosa di buono, ma si rimane a combattere il singolo problema a cui ci si rivolge senza andare oltre. La lotta anti-imperialista deve condurre le lotte sociali e di liberazione nazionale contro l’imperialismo, i suoi collaboratori e i suoi lacchè in modo rivoluzionario, affrontare tutti i problemi sociali e le contraddizioni nel quadro della lotta di classe e andare alla fonte del problema del capitalismo monopolistico e dirigersi contro il potere politico, e solidarizzare in primo luogo con tali lotte, altrimenti non può essere antimperialista. Perché la fonte di ogni tipo di sfruttamento e oppressione, povertà, miseria e ingiustizia è il sistema capitalistico monopolistico. I proprietari di questo sistema reazionario sono la borghesia monopolistica e i suoi lacchè e collaboratori. Pertanto, l’indipendenza, la libertà e la pace non possono essere possibili senza porre fine al dominio economico, sociale, politico, ideologico, culturale e militare di queste classi reazionarie, e senza il potere del popolo sotto la guida del proletariato attraverso la distruzione degli Stati, che sono gli strumenti dei governanti di questa reazione.
LA LOTTA ANTIMPERIALISTA DEI POPOLI DEI PAESI SEMICOLONIALI “2) Il movimento di liberazione dei popoli oppressi e la rivoluzione proletaria”. Nel risolvere la questione nazionale il leninismo procede dalle seguenti tesi: a) il mondo è diviso in due campi: il campo di un pugno di nazioni civilizzate, che possiedono il capitale finanziario e sfruttano la stragrande maggioranza della popolazione del globo, e il campo dei popoli oppressi e sfruttati delle colonie e dei Paesi dipendenti, che costituiscono la maggioranza; b) le colonie e i paesi dipendenti, oppressi e sfruttati dal capitale finanziario, costituiscono una vasta riserva e una fonte di forza molto importante per l’imperialismo; c) la lotta rivoluzionaria dei popoli oppressi dei Paesi dipendenti e coloniali contro l’imperialismo è l’unica strada che conduce alla loro emancipazione dall’oppressione e dallo sfruttamento; d) i più importanti Paesi coloniali e dipendenti hanno già imboccato la strada del movimento di liberazione nazionale, che non può che portare alla crisi del capitalismo mondiale; e) gli interessi del movimento proletario nei paesi sviluppati e del movimento di liberazione nazionale nelle colonie richiedono l’unione di queste due forme del movimento rivoluzionario in un fronte comune contro il nemico comune, l’imperialismo; f) la vittoria della classe operaia nei paesi sviluppati e la liberazione dei popoli oppressi dal giogo dell’imperialismo sono impossibili senza la formazione e il consolidamento di un fronte rivoluzionario comune; g) la formazione di un fronte rivoluzionario comune è impossibile se il proletariato delle nazioni oppressori non dà un sostegno diretto e determinato al movimento di liberazione dei popoli oppressi contro l’imperialismo del proprio “paese”, perché “nessuna nazione può essere libera se opprime altre nazioni” (Engels); h) questo sostegno implica la difesa e l’attuazione dello slogan del diritto delle nazioni alla secessione, all’esistenza indipendente come Stati; i) se non si attua questa parola d’ordine, non si può realizzare l’unione e la collaborazione delle nazioni all’interno di un unico sistema economico mondiale, che è la base materiale per la vittoria del socialismo mondiale; j) questa unione non può che essere volontaria, nascendo sulla base della fiducia reciproca e delle relazioni fraterne tra i popoli”. (Fondamenti del Leninismo, J. Stalin)
Ancora una volta, da un punto di vista analogo, vediamo chiaramente nelle parole del compagno Mao che la lotta dei popoli coloniali e semicoloniali con le lotte nazionali e per l’indipendenza e la lotta del proletariato per il potere politico e l’unità contro il nemico comune sono importanti e necessari nella lotta contro l’imperialismo: Da ciò deriva che ci sono due tipi di rivoluzioni mondiali; il primo tipo appartiene alla categoria borghese o capitalista. L’era di questa rivoluzione è da tempo trascorsa; essa si è chiusa nel 1914 con lo scoppio della prima guerra imperialista mondiale e soprattutto nel 1917 con la Rivoluzione d’Ottobre in Russia. Ebbe allora inizio l’altro tipo di rivoluzione mondiale, la rivoluzione mondiale socialista proletaria. Tale rivoluzione ha come forza principale il proletariato dei paesi capitalisti e come alleate le nazioni oppresse delle colonie e delle semi-colonie. Non importa quali classi, partiti e individui di una nazione oppressa partecipino alla rivoluzione; non importa neanche che essi siano o meno coscienti dei fatti sopra esposti o li comprendano: basta che si oppongano all’imperialismo perché la loro rivoluzione entri a far parte della rivoluzione mondiale socialista proletaria ed essi ne divengano gli alleati. (Mao, Sulla Nuova Democrazia, 1940) Quando si parla di uno stato imperialista o il sistema imperialista in generale, stiamo effettivamente parlando del dominio dei monopoli. I monopoli dominano direttamente o indirettamente in tutti i paesi, Stati imperialisti-capitalisti e in Stati semi-coloniali, coloniali e semi-feudali.
Negli stati imperialisti-capitalisti, i monopoli dominano direttamente, in colonie e semi-colonie, dominano attraverso la borghesia comprador-burocratica e i grandi proprietari terrieri. Nei paesi coloniali, semi-coloniali e semi-feudali, gli imperialisti si affidano alle classi più reazionarie in termini di politica, economia, cultura, ecc. e attraverso queste classi reazionarie assicurano e mantengono il loro dominio. Il fatto che lo sviluppo capitalistico non possa completare il suo normale sviluppo – a causa del dominio dell’imperialismo, e che il feudalesimo mantenga la sua esistenza in varie forme e gradi in questi Paesi – fa sì che la lotta per la Rivoluzione Democratica Popolare, che include le lotte per l’indipendenza nazionale, si intrecci direttamente con la lotta antimperialista e la rimozione degli ostacoli allo sviluppo delle forze produttive. In questi Paesi, i contadini, soprattutto quelli poveri e senza terra, costituiscono la forza principale della lotta antimperialista. La lotta antimperialista e la lotta antifeudale sono talmente intrecciate che non possono essere affrontate indipendentemente. Nei paesi semi-coloniali e semi-feudali vediamo le regolamentazioni fatte secondo gli interessi dei monopoli in tutte le politiche agricole applicate sia a livello nazionale che internazionale. La concretezza stessa è l’organizzazione dell’agricoltura secondo i piani e i calcoli determinati dai monopoli imperialisti e la disposizione della terra agricola secondo le esigenze dei monopoli, specialmente nei paesi semicoloniali. Il risultato di questa realtà è che la produzione di tipi di prodotti diversi da i tipi tradizionali di prodotti, secondo le esigenze dei monopoli, è spinta sia dalla forza pura che dalle leggi, e milioni di contadini si staccano dalla produzione e affollano i distretti e le città. La concentrazione della proprietà terriera, dove il 10% dei proprietari terrieri possiede e controlla il 60% dei terreni agricoli del mondo, in America Latina e Asia meridionale raggiungendo il valore vicino all’80%; le multinazionali che aumentano l’acquisizione su larga scala e la spoliazione di terreni; proprietari fondiari e parassitari del capitale finanziario bancario e sistemi di debito insopportabili imposti ai contadini, così come il saccheggio imperialista per controllare le risorse naturali; tutto questo aggrava fortemente la lotta per la terra da parte dei contadini, e affila la contraddizione tra le masse e la semi-feudalità. Pertanto, i contadini poveri e senza terra – che anche con dati sottostimati si dice costituiscano oltre il 40% della popolazione mondiale- costituiscono l’importante forza della lotta antimperialista intrecciata con la rivoluzione democratica popolare in questi paesi. Limitare l’antimperialismo a qualsiasi paese imperialista nelle colonie e semicolonie significa essere contro un’invasione o contro questa o quella potenza imperialista, ma non equivale a essere antimperialisti in maniera totale e coerente. Anche se esiste un lato anti-imperialista, se riduciamo l’anti-imperialismo all’anti-imperialismo statunitense o a qualsiasi altra potenza anti-imperialista, come spesso si fa, ciò non porta ad un anti-imperialismo completo.