Traduzione non ufficiale da The Red Herald e A Nova Democracia [AND] del 9 agosto

L’attacco terroristico dei latifondisti e dei loro gruppi armati a Douradina, nel Mato Grosso del Sud, che ha causato il ferimento di oltre 10 Guarani-Kaiowás in tre diverse terre riconquistate, richiede una risposta dura e decisa. Le bande paramilitari sono avanzate contro le terre riconquistate, hanno appiccato il fuoco nelle aree circostanti, hanno sparato con armi lunghe, ferendo i Guarani-Kaiowás anche alla testa; per finire il lavoro, hanno torturato e picchiato le masse, compreso un anziano. È stata un’operazione di accerchiamento e annientamento contro masse disarmate, che tra l’altro stanno lottando per riconquistare parte della Terra Indigena (TI) di Lagoa Panambi, delimitata dal 2011.

Nonostante l’esistenza del Ministero dei Popoli Indigeni, la verità è che le garanzie non raggiungono le masse in lotta per il loro territorio, quindi sono un ornamento burocratico per ingannare gli incauti e senza alcuna validità, per mantenere le apparenze. Cosa ci si può aspettare dal governo? Il tentativo di massacro a Douradina è avvenuto dopo l’improvviso e inspiegabile ritiro della Forza Nazionale, che si trovava nella zona; lo stesso Consiglio Indigeno Missionario (CIMI) avanza il sospetto che si sia trattato di un’azione coordinata tra latifondisti e truppe federali per annientare le masse. Poco prima di ritirarsi dalla zona, le truppe del governo federale sono state denunciate dai Guaraní-Kaiowás come collaboratori degli uomini armati, ai quali hanno fornito copertura, oltre a vietare agli indigeni di svolgere le loro attività quotidiane.

Non è solo questo caso a esprimere una tale situazione. Il 2023, primo anno del terzo governo di Luiz Inácio, ha visto il più alto numero di conflitti agrari dal 1985 (fine del regime militare) e ha superato anni sanguinosi nella lotta per la terra come il 1995 (quando si verificò il Massacro di Corumbiara in Rondônia) e il 1996 (Eldorado dos Carajás, in Pará). Dietro questo aumento c’è l’azione dell’estrema destra bolsonarista, che ha formato e armato fino ai denti migliaia di gruppi paramilitari comandati o assoldati dai latifondisti, dietro la facciata di imprese di sicurezza rurale, secondo la ricerca del dossier Oligarquías Armadas, di “Uno sguardo sui ruralisti”. Si tratta di un vero e proprio esercito decentrato di estrema destra, mobilitato da alcuni “movimenti di grandi produttori rurali”, cinicamente chiamato “Movimento per la pace nelle campagne”, di latifondisti e sanguisughe, e alcuni di questi movimenti hanno come presidente onorario lo stesso Bolsonaro. È l’estrema destra ad essere in prima linea a seminare il terrore del latifondo nelle campagne, una guerra promossa dal bolsonarismo predominante in quell’ambiente.

 Il presidente della Repubblica, legato all'”agrobusiness” come un cane obbediente, non ha ancora detto nulla su questo tentativo di annientamento generalizzato dei Guatani-Kaiowás, se non una laconica dichiarazione che inviterà una commissione di leader indigeni per discutere una delimitazione e un riconoscimento dei territori rivendicati. Non ci saranno altro che parole, perché il presidente si è piegato talmente tanto alla reazione da ritenere che, se vuole mantenere il governo, deve continuare a rimanere vincolato. Questo è anche il motivo per cui, in un recente sondaggio, la popolarità del governo è scesa e ora si attesta intorno al 35%, allarmando i commercianti: il basso indice di gradimento è dovuto al fatto che il governo ha iniziato a sostenere di essere “di sinistra”, ma che più che qualsiasi altra cosa, è di destra – e così apre la strada alla destra bolsonarista perché riprenda la presidenza nel 2026. Pertanto, non c’è da aspettarsi nulla dal percorso istituzionale, in quanto diffonde sempre le “conquiste”…, con conseguenze disastrose sulla questione indigena, servono solo a “mettere fronzoli” e a dare legittimità a un genocidio continuo.

È una guerra civile rurale, imposta dal bolsonarismo ai poveri delle campagne. Purtroppo, solo il primo schieramento dispone di un esercito, che agisce per vile convenienza o per omissione, se non con attiva repressione, dei diversi governi e poteri istituzionali, tutti composti da latifondisti che non sono e non possono essere turbati dalle condizioni delle masse. Non abbastanza per andare avanti a implorare i proprietari terrieri, che occupano posizioni di potere nello Stato, di essere meno crudeli, meno padroni. È la loro natura di classe. Le masse popolari delle campagne: i contadini, gli indigeni e i residui quilombolas devono sviluppare come potenti ondate della rivoluzione di nuova democrazia la loro organizzazione, l’autodifesa attiva contro i latifondisti criminali, gli accaparratori di terre dell’Unione e i parassiti della Nazione, per garantirsi la libertà, i campi e il territorio.