Più di 30 comitati con migliaia di aderenti e varie iniziative e forme di lotta[1] e mobilitazione stanno scuotendo la Sardegna, sino alla grande manifestazione di Cagliari del 30 agosto contro i grandi progetti che, in nome della “green economy”, mirano ad accentuare l’oppressione semicoloniale dell’Isola tramite il colossale incremento delle rendite a favore del capitale finanziario italiano ed estero, la crescente militarizzazione del territorio, la promozione dello spopolamento dell’Isola[2], la devastazione del patrimonio ambientale e l’ulteriore rapina delle risorse naturali dell’Isola. Una situazione evidenziata da opere come il “Tyrrhenian Link”, un gigantesco impianto di esportazione dell’energia elettrica a ciclo continuo tramite grandi cavi sotterranei di collegamento con la Sicilia e la Campania lungo la direttrice del Nord Italia e del Centro Europa.
Secondo un recente report[3] la Sardegna produce molta più energia di quella che consuma. Da dove viene questa energia? “Per il 73% dai combustibili fossili”. Si tratta di una politica imposta dallo Stato imperialista italiano al popolo sardo. Eppure tutto questo non sembra che l’inizio, con un nuovo assalto che si prospetta per l’installazione di parchi eolici ed impianti fotovoltaici[4] da parte delle aziende monopolistiche del Nord Italia e straniere[5],[6]. I progetti presentati sono in grado di produrre in Sardegna 56mila megawatt, un fabbisogno energetico, si afferma nel report, sufficiente per 50 milioni di abitanti. I governi di centro-destra e di centro-sinistra sino, in particolare, all’attuale governo fascista in carica, hanno lavorato in questi anni per togliere i vincoli ambientali, paesaggistici e relativi alle opere archeologiche (particolarmente numerose in Sardegna), che ostacolavano l’installazione di opere pubbliche in zone d’interesse collettivo, bloccando di conseguenza anche la speculazione. L’eliminazione di tali vincoli, insieme ai ventilati espropri dei terreni destinati agli impianti della “rivoluzione ecologica”, ha scatenato l’assalto del capitale finanziario. Un referente dei Comitati sardi[7] evidenzia il furto della rendita fondiaria che si determina a danno di agricoltori e allevatori[8] costretti ad accettare bassi indennizzi sotto la minaccia dell’espropriazione forzosa delle terre (in tutto migliaia di ettari) per l’installazione delle centinaia di pale eoliche ed impianti fotovoltaici[9]. A detta di tale referente a fronte di un indennizzo di circa 5.000 euro per pala eolica, le aziende monopolistiche incaricate della costruzione degli impianti e soprattutto della gestione dell’energia elettrica da essi prodotti, ricaverebbe oltre un milione di euro di rendite. Il tutto quindi a danno, oltre che dei piccoli produttori, anche della popolazione nel suo complesso, su cui vanno a gravare i costi di produzione, trasporto e installazione degli impianti e i costi dell’uso dell’energia elettrica, moltiplicato dalla quota spettante ai profitti monopolistici delle imprese di costruzione e degli enti gestori.
Una “transizione ecologica” che si presenta anche indissolubilmente connessa e funzionale ai grandi corridoi europei in via di completamento volti, oltre che al trasporto civile e militare[10], anche al potenziamento della rete degli oleodotti e dei gasdotti e che adesso si apprestano anche a veicolare la produzione/fornitura di energia elettrica lungo una direttrice privilegiata che dal Sud procede verso il Nord rappresentato dai paesi imperialisti.
Giorgia Meloni, premier del governo fascista, ha esposto apertamente questa logica semicoloniale, espansionista e guerrafondaia: “Con un po’ di intelligenza e risorse spese bene potremmo fare del Sud l’hub dell’approvvigionamento energetico d’Europa”. Giacomo Donnini, direttore grandi progetti e sviluppo internazionale di Terna, riguardo il Tyrrhenian ha dichiato: “L’energia delle fonti rinnovabili è per sua natura intermittente e pertanto dobbiamo prevedere un’importante capacità di trasporto: una rete che consenta di prelevarla dove viene prodotta e di portarla dove viene consumata, sostanzialmente quindi da Sud verso Nord, dove si concentra la maggior parte dei consumi civili e industriali”[11].
Opere come il “Tyrrhenian Link” si collegano con altre analoghe in via d’attuazione in Tunisia. Si tratta di una manifestazione dell’accentuazione dello sfruttamento imperialista a favore del Grande Capitale Finanziario del Nord Italia e delle principali potenze europee e dell’approfondimento dell’oppressione semicoloniale dell’Africa del Nord, delle Isole (Sardegna e Sicilia) e del resto del Mezzogiorno.
Il sito industriaitaliana.it riporta, evidenziando senza ovviamente volerlo, lo scambio ineguale relativo alla rapina delle risorse dell’Africa del Nord e del Meridione a favore dell’imperialismo: Terna, “La società guidata dall’Amministratore Delegato Giuseppina Di Foggia, investirà complessivamente 3,7 miliardi di euro (di cui 1,9 miliardi finanziati da Bei) per collegare la Sardegna alla Sicilia e quest’ultima alla Campania… uno step strategico per preparare il terreno al posizionamento dell’Italia come hub energetico del Mediterraneo, luogo di scambi energetici tra Europa e Africa. In questo contesto, va ricordato che lo scorso 9 dicembre il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha avviato il procedimento autorizzativo per la nuova interconnessione elettrica sviluppato da Terna tra l’Italia e la Tunisia, un ponte energetico sottomarino da 600 MW in corrente continua lungo 200 km e posato a una profondità massima di 800 metri”[12].
[1] Dalle decine di assemblee e manifestazioni popolari nei vari paesi ai blocchi dei trasporti delle pale al porto di Oristano con lo scontro con la polizia. I giornali hanno riportato anche dei casi di sabotaggio degli impianti eolici.
[2] Nel testo “Violare gli spazi – Militarizzazione in tempo di pace e resistenza locale” (edito da Ombre Corte, di Verona) di Aide Esu, docente di Sociologia dell’Università di Cagliari, si ritiene che la Sardegna sia oggetto di oggetto di una strategia dell’imperialismo incentrata sulla categoria di “strategic island concept” alla pari per es. delle Filippine e di altre isole dell’Oceano pacifico che vengono individuate come sedi privilegiate per una presenza coloniale militare. Questa strategia tende anche a promuovere lo spopolamento dei territori.
[3] https://www.italiachecambia.org/2023/11/comitati-sardi-resistenza-energia/
[4] Abbiamo 111 progetti con circa 2700 pale alte oltre 200 metri. L’impatto sul territorio sardo sarebbe definitivo, permanente ed incontrovertibile. Inimmaginabile quello paesaggistico, ma rilevantissimo anche quello dovuto allo sfondamento per realizzare l’interminabile reticolo di cavidotti e per la costruzione delle centrali di trasformazione. Catastrofico l’impatto negativo sulla terra con la più alta densità di siti archeologici al mondo. https://www.italiachecambia.org/2024/03/tyrrhenian-link-grande-opera/
[5] Riccardo De Zan, Responsabile Progettazione e Realizzazione Impianti Hvdc e Marini Terna dichiara: “Alla realizzazione del Tyrrhenian Link parteciperanno 250 imprese, con importanti ricadute in termini occupazionali per i territori coinvolti. «Per ogni euro dei 3,7 miliardi totalmente investiti da Terna – conclude Donnini – stimiamo che si ottengano tra i 2 e i 3 euro di Pil aggiuntivo”. https://www.industriaitaliana.it/terna-tyrrhenian-link-energia/
[6] I comitati sardi riportano anche che “A fine aprile è emerso che la più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici della Cina, la Chint, si è accaparrata dall’azienda spagnola Enersid il più importante progetto solare mai concepito a livello europeo, allungando i suoi tentacoli su mille ettari di terreni nel nord della Sardegna”.
[7] https://www.cronachenuoresi.it/2024/06/24/speculazione-energetica-in-sardegna-una-pala-eolica-produce-oltre-un-milione-di-euro-contro-i-5mila-pagati-per-un-terreno/
[8] Le lotte dei piccoli allevatori contro le varie forme di manifestazione dell’oppressione del capitale finanziario e del semicolonialismo sono un dato endemico della situazione sarda.
[9] I terreni vengono sottratti ai loro proprietari per raggiungere gli obiettivi del ‘Green Deal’ come previsto, per quanto riguarda l’Italia, nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030.
[10] https://www.perlademocraziapopolare.com/ponte-di-messina-tav-bbt-le-grandi-opere-al-servizio-della-guerra-imperialista/
[11] https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/07/24/sicuri-che-il-tyrrhenian-link-serva-ai-sardi-sul-cavo-sottomarino-non-ci-hanno-coinvolti/7632370/
[12] Sottolineatura nostra: https://www.industriaitaliana.it/terna-tyrrhenian-link-energia/