traduzione non ufficiale dell’Editoriale di A Nova Democracia (8 ottobre).

L’indice del boicottaggio della farsa elettorale, nella sezione comunale, conferma la tendenza e segna, allo stesso tempo, un’accentuazione. Il tasso di astensione nel primo turno è il più alto dal 2000 (a parte, ovviamente, le elezioni del 2020, che si svolsero in piena pandemia), raggiungendo il 21,68%. Ciò significa che 33,8 milioni di uomini e donne brasiliani, dopo essersi registrati e regolarizzati presso il tribunale elettorale, hanno deciso di astenersi. Questo, però, non si avvicina neanche lontanamente al numero reale approssimativo, in quanto non vengono conteggiati i voti non validi, le schede bianche e quelli, come i giovani tra i 16 e i 18 anni che non sono obbligati a votare, le persone che hanno avuto il loro diritto di voto annullato per le ripetute astensioni, e quelle che non hanno nemmeno regolarizzato il loro titolo, un fenomeno che, in Brasile, è relativamente diffuso. Il numero di persone in età di voto, ma irregolari, è incerto: nel 2017, il numero pubblicato era di 1,9 milioni, ma solo nel 2018, il Tribunale Superiore Elettorale ha annunciato che 6 milioni di elettori hanno avuto la loro registrazione annullata; quest’anno, nel 2024, il tribunale ha riportato che, solo nello stato di Bahia, più di 1,6 milioni  sono stati oggetto dell’annullamento del diritto di voto. Attirano l’attenzione anche gli alti tassi nelle elezioni municipali, quando tradizionalmente sono più bassi (a causa del controllo personale delle oligarchie, rurali o urbane, armate, sugli elettori).

L’intensificarsi del boicottaggio è espressione della crisi della vecchia democrazia borghese: come abbiamo detto, le masse, nel loro processo spontaneo in cui cresce un embrione di coscienza proletaria e che è stato alimentato dall’intervento rivoluzionario dell’elemento proletario cosciente, hanno già concluso, in termini generali, che il suffragio e la rappresentanza universale, al di sopra delle classi, sono inganni; che le istituzioni sono di parte e che le elezioni non possono trasformare nulla a favore delle masse popolari; e non credono neppure di dover riporre alcuna stima nelle istituzioni “democratiche”, dal momento che esse stesse, le masse, ricevono solo disprezzo, indifferenza, oppressione permanente e repressione dalle “autorità” ogni volta che si mobilitano per i loro diritti.

Questo fenomeno, sebbene sembri derivare puramente ed esclusivamente dal degrado spontaneo e “naturale” del sistema politico, dalla demoralizzazione e dal discredito delle sue istituzioni, dalle sue pratiche di abuso di potere e di ingiustizie contro il popolo, è impensabile senza l’intervento dell’elemento rivoluzionario, del movimento rivoluzionario nella situazione di un’offensiva controrivoluzionaria generale in tutto il mondo e, in particolare, nel Paese, che, attraverso le rivendicazioni delle masse e le azioni radicalizzate, chiede il boicottaggio di questa farsa elettorale. L’attuale ciclo di crisi e di esaurimento della democrazia borghese in Brasile è il fallimento della costituente del 1988, propagandata da opportunisti e revisionisti, fin da allora, come quella che avrebbe garantito pienamente i diritti sociali; le illusioni popolari nei confronti della costituente sono andate in frantumi quando, durante i governi del PT (2003-2014), il balbettato programma di governo dello “sviluppismo popolare” si è rivelato una pura retorica populista. Ecco che la “costituzione del cittadino” si smaschera sempre più insieme al “governo del fronte popolare” elettorale e opportunista, nella misura in cui viene smascherata: non è un caso che il 2004, l’inizio del periodo d’oro del PT opportunista, registri il tasso di astensione più basso del secolo: 14,2%, recuperando di molto l’indice del 2000. Pertanto, il periodo di 14 anni di gestione del vecchio Stato da parte dell’opportunismo rappresenta questo ciclo di democrazia borghese in pura bancarotta (1988), e agonizzante, colpito a morte dalla sconfitta strategico-programmatica del riformismo dello sviluppo e la cui frustrazione e disillusione nei suoi confronti, da parte di ampi settori della popolazione, è la base su cui ha avuto luogo l’ascesa politica dell’estrema destra e del fascismo. Ma l’opportunismo elettorale di questa sinistra borghese elevata al governo è stato sconfitto dalle mani callose dei contadini poveri, che nel corso di questi anni hanno condotto numerose battaglie per la conquista della terra, che sono arrivate a smascherarla, e sono penetrate nelle basi dei movimenti popolari cooptati, disintegrandoli e, infine, impedendo al governo di ignorare e seppellire la questione agraria-contadina dall’agenda politica nazionale, indenne. È stato sconfitto per mano dei lavoratori nelle rivolte nelle opere PAC, nelle grandi costruzioni di centrali idroelettriche nel Nord e nel Nordest e nelle infrastrutture portuali; vere e proprie rivolte proletarie che sono alla base della demoralizzazione del governo opportunista nella sua “base popolare” e dell’animazione del movimento sindacale dei lavoratori e delle forze che prima erano satelliti del PT, senza le rivolte del 2013-14 tutto ciò non sarebbe potuto accadere. È stata sconfitta dalla resistenza studentesca che ha smascherato i programmi privatistici e corporativi del governo del PT, rendendo consapevole un’intera generazione di attivisti del tradimento della socialdemocrazia. In breve, tutte le lotte del movimento rivoluzionario si sono unite alle masse popolari, senza le quali non saremmo oggi a parlare dell’agonia di questo ciclo putrefatto della vecchia democrazia, di cui gli alti tassi di boicottaggio sono espressione e segno. Certo, nell’impossibilità delle forze rivoluzionarie di abbracciare e dare una direzione non solo politica generale, ma organica e concreta a queste masse, una parte di esse si lascia trascinare dall’ala antagonista alla democrazia borghese sostenuto da settori delle classi dominanti, dall’estrema destra e dal fascismo. Ma questa è la storia, e ogni vera rivoluzione, quando agisce, disorganizza lo scenario e spesso genera anche una potente controrivoluzione, che va sconfitta perseverando, e non impedita rinunciando alla lotta stessa.

***

Non basta denunciare la crisi della vecchia democrazia, la sua crisi e i suoi limiti teorici; è necessario contrapporre la lotta rivoluzionaria, non quella astratta di cui parlano eloquentemente molti leader  di varie correnti politiche opportuniste, ma alla lotta reale che, oggi, vive come un embrione di speranza per il Nuovo Brasile: la lotta rivoluzionaria contadina, soprattutto. L’esempio della lotta di resistenza contadina, come la battaglia degli abusivi del Barro Branco, a Jaqueira (PE), dovrebbe essere un faro per i democratici e i rivoluzionari: i due paramilitari bolsonaristi fucilati nel bel mezzo dello scontro sono espressione della guerra per il possesso della terra. La secolare guerra contadina, storicamente molto sottovalutata dal movimento rivoluzionario brasiliano, e che è stata richiesta e portata avanti da alcune generazioni di coraggiosi comunisti, che non hanno realizzato sacrifici per aprire la strada alla rivoluzione, non è mai cessata, ma dopo durissime sconfitte è sempre ripresa e si è rialzata. Questa è stata la fase più alta della lotta contadina degli ultimi decenni, che sta preparando un grande balzo in avanti. Questa è la realtà nelle aree rurali del Paese: da una parte i contadini poveri, gli indigeni e i quilombolas in lotta, dall’altra i grandi latifondi storici, oggi difesi da orde paramilitari bolsonariste appoggiate da contingenti delle forze di polizia del vecchio Stato.

Questa conflagrazione armata, anche prima del marxismo, può essere vista solo oggi come indissolubilmente e completamente legata al movimento rivoluzionario proletario, come non lo era mai stata prima nella storia del Paese. Pertanto, in questo momento storico, come in nessun altro, la rivoluzione democratica e la lotta rivoluzionaria contadina possono trionfare, come un tutt’uno. Per quanto gli opportunisti possano distorcere le parole per omettere la loro sconfitta storica, i fatti sono ostinati. È qui che può nascere, e dove nascerà, il Potere Popolare, la Nuova Democrazia, che oggi più che mai emerge dalle masse contadine armate che si educano a battaglie veramente rivoluzionarie, contro le orde bolsonariste, sotto la direzione del proletariato. Pertanto, è urgente gridare: Guerra alle orde paramilitari bolsonariste e ai loro sostenitori nei fatti e nelle parole! Morte al latifondo! Viva la Rivoluzione Agraria!