Dopo l’approvazione alla camera sta per essere approvato anche al senato il DDL 1532-bis recante “Disposizioni in materia di lavoro”. Tale decreto contiene, insieme a tutta una serie di norme peggiorative ( tra le quali la possibilità di utilizzare senza limiti i contratti a tempo determinato e indeterminato, l’estensione dell’uso dei contratti stagionali e di tutte le deroghe ad essi connesse, sino a superare gli stessi limiti della stagionalità, il prolungamento ulteriore dei contratti di apprendistato ) l’art. 19 che va ad aggiungere un comma all’articolo 26 del Jobs Act.
Tale comma stabilisce che “in caso di assenza ingiustificata del lavoratore protratta oltre il termine previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro applicato al rapporto di lavoro o, in mancanza di previsione contrattuale, superiore a quindici giorni, il datore di lavoro ne dà comunicazione alla sede territoriale dell’Ispettorato nazionale del lavoro, che può verificare la veridicità della comunicazione medesima. Il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore e non si applica la disciplina prevista dal presente articolo” (art. 19 c. 7-bis). L’approvazione di questo DDL determinerà situazioni in cui il lavoratore potrà essere arbitrariamente licenziato, mentre il tutto verrà fatto passare come esito di sue dimissioni volontarie.
Con questo decreto il lavoratore potrà ritrovarsi automaticamente dimissionato dopo 15 giorni senza essere stato formalmente licenziato dal “datore di lavoro” tramite apposita comunicazione scritta. Il tutto senza obbligo da parte dell’Ispettorato di verificare la veridicità della comunicazione. In altre parole spetterà al lavoratore poi dimostrare ricorrendo al giudice del lavoro che si è trattato in effetti di licenziamento e di un tentativo discriminatorio di allontanamento dal posto di lavoro. In sostanza si tratta quindi di un primo passaggio per smantellare la legislazione vigente relativa alla necessaria formalizzazione del licenziamento con conseguente, almeno in prospettiva, reintroduzione del licenziamento orale. Quest’ultimo è vietato per legge (art. 2 del dl n. 23/2015 ), ma di fatto, almeno rispetto ad alcune situazioni, viene reintrodotto in maniera mascherata con questo DDL.
Quindi dopo l’approvazione del DDL 1660, il quale va a colpire i diritti sindacali e di opposizione, stiamo assistendo a sempre più frequenti misure che colpiscono gli interessi e le condizioni delle masse lavoratrici, peraltro sempre più sotto attacco ad opera dell’attuale governo fascista in carica. La pseudo-opposizione parlamentare ha sostanzialmente appoggiato limitandosi a proporre il prolungamento del periodo relativo all’attuazione del provvedimento da 5 a 15 giorni. Di fatto il governo Meloni, in linea con le politiche dei cosiddetti partiti di opposizione, sta accentuando la sua offensiva contro la classe operaia e le masse popolari.
Per potersi opporre a tutto questo è necessario che la lotta sindacale di classe venga condotta e sviluppata insieme alla lotta politica contro il processo di fascistizzazione in atto. Per unire questi due aspetti è necessario costruire un blocco popolare antifascista capace di unire il proletariato e i settori più sfruttati e oppressi delle piccola borghesia. Tutto questo in funzione di un governo di Democrazia Popolare che non potrà che essere espressione dello sviluppo della lotta rivoluzionaria delle masse.