Pubblichiamo la traduzione integrale (non ufficiale) di un importante articolo edito il 10 settembre dal sito di Stampa Chiripilko. In questo articolo, diversamente dalle comuni interpretazioni della realtà economica e sociale del Cile, si fa riferimento alla teoria del Capitalismo Burocratico e se ne propone un’applicazione originale alla realtà cilena. Su questa base si delinea un bilancio della lotta di classe in Cile e si evidenzia l’infondatezza e l’appartenenza alle logiche dello stesso capitalismo burocratico delle prospettive politiche riformiste e revisioniste del cosiddetto “socialismo latino-americano”.

 

A 50 anni dal colpo di Stato in Cile (1973 – 2023). La ribellione si giustifica!

Questo 11 settembre ricorrono i 50 anni del colpo di Stato della giunta militare fascista guidato dall’imperialismo yankee. Sembra passato molto tempo, ma ancora in molte città di tutto il Cile, anno dopo anno ogni 11 settembre si uniscono per protestare giovani e vari settori di massa.

I reazionari dicono sarcasticamente: perché protestano se non erano nemmeno nati in quella data? È vero, i nostri giovani non erano nati nel 1973. Ma la gioventù popolare non lotta per Allende né per l’Up, ma lotta contro le ingiustizie e per porre fine alle sofferenze che giorno per giorno vivono sulla propria pelle.

VIVA L’EROICA RESISTENZA DELLE MASSE!

Carattere di classe del vecchio stato cileno

Il Cile è un paese semicoloniale e semifeudale. L’oppressione imperialista, principalmente yankee, opprime il nostro paese, non permette che un’indipendenza formale e sviluppa un capitalismo arretrato e legato agli interessi delle grandi potenze, chiamato Capitalismo Burocratico, proprio dei paesi semifeudali.

Gli imperialisti sono il ventriloquo o il burattinaio e i «presidenti» sono i loro burattini che, come tali, non decidono nulla, ma agiscono e si muovono come comandano i loro padroni.

Attualmente il Cile è oppresso dall’imperialismo, principalmente yankee, che agisce attraverso le classi dominanti del nostro paese, che sono la grande borghesia e i proprietari terrieri. Per questo è corretto dire che lo Stato cileno è uno Stato che rappresenta ciò che è vecchio, caduco, è uno Stato borghese-proprietario terriero.

Le fazioni della grande borghesia

Nei paesi semifeudali la borghesia si divide in due fazioni: la fazione burocratica e la fazione compradora.

La fazione burocratica: è quella che tende ad utilizzare maggiormente l’apparato statale come leva per le sue attività. Il vecchio Stato ha carattere di classe, è uno Stato borghese proprietario terriero, quindi la «nazionalizzazione» ha anche questo carattere di classe.

La fazione burocratica cerca di ingannarci, vuole farci credere che la «nazionalizzazione» non è monopolistica e che va a vantaggio di tutti i cileni. Ma in realtà il capitale monopolistico statale serve solo l’imperialismo e i suoi lacchè. La Banca di Stato non succhia il sangue di tutti i cileni? Le università «statali» non applicano tariffe elevate quanto quelle non statali? La CODELCO non è una delle società minerarie «statali» che subappalta maggiormente?

La fazione compradora: è quella rappresentata dal settore della grande borghesia che oggi scommette sul rafforzamento del capitale monopolistico non statale, erroneamente denominato «privato» per distinguerlo dal capitale monopolistico statale [1].

Queste due fazioni della grande borghesia (burocratica e compradora) sono in collusione e in lotta. Cospirano tra loro per opprimere il popolo e allo stesso tempo si scontrano per raggiungere La Moneda (il palazzo presidenziale), per farlo devono fare un test di trasparenza di fronte all’imperialismo ed entrambe hanno come compito principale quello di mantenere e far evolvere il capitalismo burocratico.

 

Falsa riforma agraria: evoluzione del capitalismo burocratico

Nel 1973 esistevano due superpotenze imperialiste: l’imperialismo yankee e il socialimperialismo russo [2]. Entrambe le superpotenze lottavano per prendere il controllo del resto del mondo, paese per paese.

Per quanto riguarda il Cile, l’amministrazione di Eduardo Frei Montalva, che resta in carica come presidente dal 1964 al 1970 (Democristiano – DC), rappresentando la fazione burocratica e un importante settore di proprietari terrieri, si è prostrata davanti all’imperialismo yankee e, in conformità col suo mandato, ha adottato misure per sviluppare la semifeudalità e far penetrare il capitalismo burocratico nelle campagne. Il punto principale era cercare di fermare la lotta per la terra dei contadini poveri attraverso la “riforma agraria” che l’imperialismo yankee, con il suo piano di Alleanza per il Progresso, aveva avviato sotto la presidenza di Alessandri.  Questa falsa riforma agraria non è stata altro che una compravendita di terreni che ha mantenuto un’importante parte della grande proprietà terriera.

La direzione di Salvador Allende rappresentava anche la fazione burocratica, quindi continuò i piani di sviluppo della semifeudalità e la missione di contenere la lotta di classe.

Nonostante volesse travestirsi da socialista, all’interno dei partiti che componevano l’Unità Popolare (UP) c’erano il Partito Socialista, il Partito Radicale e alcuni settori indipendenti della Democrazia Cristiana, tre partiti borghesi che non avrebbero agito contro i propri interessi. A questi si aggiungeva il ruolo nefasto del revisionismo mascherato da falso Partito «comunista», che pretendeva di far passare la sua politica controrivoluzionaria come marxismo.

La tattica del governo dell’UP era quella di fermare la rivoluzione sotto un travestimento rivoluzionario. Ad esempio, dove i contadini combattevano per la terra, i funzionari dell’UP arrivavano con la loro falsa riforma agraria; dove gli operai lottavano per espellere la grande borghesia, la direzione dell’Up risarciva con i milioni gli sfruttatori e comprava a prezzo d’oro le loro imprese per dichiararle «nazionalizzate»; le lotte degli abitanti erano deviate dalla direzione dell’UP verso la burocratizzazione, controllando i piani dei residenti; le università erano gratuite, ma non accessibili alle masse povere, il test attitudinale, implementato per ordine yankee, è rimasto durante la gestione di Allende per chiudere il passaggio all’istruzione superiore dei giovani appartenenti alle masse popolo.

La crisi imperialista e la gestione dell’UP

All’inizio degli anni 1970 le potenze e le superpotenze imperialiste avevano ricevuto duri colpi e grandi sconfitte. La Repubblica socialista cinese dava nuovo impulso ai popoli del mondo; il trionfo del popolo del Vietnam dimostrava che il popolo di un piccolo paese può vincere l’imperialismo; l’esplosione dei popoli in Africa, Asia e America latina, e anche nei paesi imperialisti stessi, rendeva conto della crisi acuta che si aggravava.

I socialimperialisti russi cercavano di uscire dalla situazione dirigendo i movimenti di guerriglia verso la resa e la capitolazione, sotto l’ala della fazione burocratica di ogni paese. Allo stesso tempo, hanno messo mano a invasioni (come in Afghanistan) e a colpi di Stato nelle colonie e semicolonie per sottometterle al loro controllo.

L’imperialismo yankee, colpito dalla crisi dei ‘primi anni ’70’, divenne più aggressivo. Vedendo che i russi cercavano, in genere, di mantenere il loro controllo usando la fazione burocratica, l’imperialismo yankee utilizzò per i suoi piani imperialisti la fazione compradora, mediante la quale effettuava anche un’ondata di colpi di stato.

Il colpo di stato dell’imperialismo yankee

La direzione di Allende stava cercando di cavalcare due cavalli. Da una parte «nazionalizzare» l’industria mineraria, attraverso compensazioni milionarie all’imperialismo yankee e dall’altra si poneva al servizio dell’imperialismo sociale russo. Come ha cercato l’UP di frenare a livello nazionale la lotta rivoluzionaria? Presentando la falsa teoria della «via cilena», che non è altro che la tesi revisionista di Krusciov sulla via pacifica del socialismo. È la putrida tesi di conciliazione di classe che nega la lotta di classe. Il fine di tutto questo era quello di presentarsi di fronte all’imperialismo non come una minaccia, ma come venditori di paesi obbedienti, per mantenere il sostegno ai grandi partiti dei latifondisti e per manipolare le richieste delle masse in modo che non si ribellassero.

Con l’aumentare dei dubbi tra il popolo, crebbero la demagogia e la repressione da parte dell’UP. Già alla fine della direzione di Allende, l’UP chiedeva apertamente di non aprire conflitti. Non essendo sufficienti gli appelli emanò la legge sul controllo delle armi (1972), che consegnò il monopolio della violenza alle forze armate e disarmò il popolo. In seguito furono perquisite le fabbriche, i luoghi di riunione e le case delle masse in rivolta.

Il fatto che la direzione dell’UP volesse cavalcare due cavalli, aprendo le porte al socialimperialismo russo non è stato visto di buon occhio dall’imperialismo yankee che non era disposto a condividere il bottino. Fu così che l’imperialismo yankee guidò il colpo di Stato che fece uscire l’UP e Allende, mettendo al suo posto la Giunta Militare Fascista (JMF). L’obiettivo era quello di ristrutturare il vecchio Stato borghese-proprietario terriero e di far sviluppare il capitalismo burocratico, sostenendo il capitale monopolistico non statale.

Il bilancio della sinistra

Coloro che hanno sofferto la parte peggiore del colpo di stato sono stati la classe operaia, i contadini e le masse povere che, disarmate da Allende e dall’UP, oltre ad essere ingannate dal revisionismo finirono perr disgregarsi, senza un piano o un programma che organizzasse la resistenza e la trasformasse in una lotta di liberazione nazionale.

È vero che vi sono state organizzazioni che hanno compiuto azioni armate ed è indubbia l’eroicità dei loro combattenti e delle masse che hanno dato il loro sangue contro le forze repressive negli anni ’70, ’80 e nei primi anni ’90. Tuttavia, queste organizzazioni invece di rifiutare la putrida politica dell’UP e guardare avanti imparando dagli errori, guardavano indietro con nostalgia. Pensavano che la lotta contro il fascismo consistesse nel rovesciare la GMF guidata da Augusto Pinochet e tornare alla politica dell’UP.

Il Movimento di Sinistra Rivoluzionaria (MIR) riteneva che durante l’UP si stesse realizzando il «Potere Popolare» senza vedere che si trattava di un miraggio di falso potere popolare in quanto non si era realizzata una vera rivoluzione.

Il Fronte Patriottico Manuel Rodríguez (FPMR), in quanto braccio armato del revisionismo, sperava di giustiziare Pinochet e chiamare un’Assemblea Costituente, che sarebbe stata guidata dai partiti della Concertazione [Nota del traduttore: Partiti che hanno concordato come sarebbe stata la transizione alla democrazia borghese], che avrebbe solo affrettato un po’ l’arrivo di Patricio Aylwin a La Moneda.

Il Movimento Giovanile Lautaro (MJL), secondo testimonianze dei propri militanti, non aveva una prospettiva chiara, rivendicava la figura di Allende, firmava dichiarazioni congiunte con il revisionismo, nella sua stampa dava copertura ai «tavoli di concertazione» e sul piano internazionale riponeva le sue speranze sul fatto che il genocida del popolo peruviano, Alan García, avrebbe affrontato l’imperialismo.

Nonostante tutto questo panorama di organizzazioni armate di sinistra che non avevano come obiettivo la conquista del potere, il Partito Comunista Rivoluzionario (PCR) fu l’unica organizzazione che fece un corretto bilancio dell’UP. Tuttavia, il PCR non assunse il suo ruolo, capitolò e venne liquidato nel 1980, il che è molto più grave.

Il ripiegamento e la disarticolazione

Negli anni ’20 del XX secolo, Carlos Ibañez attuò un piano fascistava che afferma di farsi carico delle richieste economiche delle masse. Ciò portò le organizzazioni che sollevavano solo richieste immediate senza prospettive di conquistare il potere a unirsi al fascismo. Fu così che Alejandro Escobar y Carvallo, uno dei fondatori dell’anarchismo in Cile, divenne governatore di Pisagua.

Qualcosa di simile accadde con il trionfo del NO al plebiscito del 1988 e il successivo arrivo concordato da Aylwin a La Moneda.

Per l’imperialismo yankee, il Cile non poteva mantenere la governabilità sotto la giunta militare fascista che, dietro la dottrina dello shock consistente in spudorata repressione, torture, rapimenti, esecuzioni e sparizioni, si era guadagnata un ampio rifiuto da parte delle masse e cresceva sempre più la tendenza alla ribellione. Fu così che il governo degli Stati Uniti guidò l’uscita di Pinochet e dei suoi scagnozzi e mise al suo posto il suo burattino «democratico» Patricio Aylwin.

Le organizzazioni armate di sinistra, che come gli anarchici degli anni ’20 non avevano come prospettiva la conquista del Potere, caddero nella disperazione e lanciarono le loro azioni quasi per dimostrare che esistevano ancora. Come se non bastasse, una parte dei suoi membri ha cambiato schieramento, trasformandosi in spie o «rospi» della CNI (polizia repressiva segreta della GMF) che è stata ribattezzata ANI.

La disgregazione di queste organizzazioni non fu dovuta tanto ai colpi della reazione quanto alle falsità stesse, che furono principalmente ideologiche.

La rivoluzione è inevitabile

Nonostante tutto le masse aderivano a queste organizzazioni armate di sinistra. Perché? Perché cercavano nelle proteste e nella violenza le risposte contro la giunta militare fascista. Risposte che cercavano anche coloro che partecipavano alla lotta senza appartenere a nessuna organizzazione, ma avendo chiaro, anche per istinto, che la ribellione è giustificata.

Dopo la gestione della Concertazione, le masse continuarono a combattere. Il problema era che non c’era un’organizzazione che guidasse questa lotta alla conquista del potere.

Questo 11 settembre, a 50 anni dal colpo di stato, abbiamo reso omaggio a tutti i martiri che hanno offerto la loro vita combattendo contro la giunta militare fascista e i suoi padroni imperialisti.

Nonostante la repressione e i tradimenti, la classe e il popolo sono generosi e non smetteranno mai di partorire, a migliaia, i loro figli migliori.

[1] Anche il capitale statale monopolistico è privato.

[2] Lenin usa il concetto di socialimperialismo per riferirsi a coloro che sono socialisti a parole, ma nei fatti sono imperialisti. È giusto usare questo concetto per riferirsi allo Stato dell’Unione Sovietica (URSS), che dopo la morte di J. Stalin abbandona il socialismo e, dopo un colpo di Stato guidato da Kruscev, diventa imperialista.