A Livorno il 24 maggio, un tunisino arrestato e già immobilizzato a terra viene colpito da un calcio in faccia da parte di un carabiniere. Un episodio che segue di poche ore quello di Milano, dove una trans è stata ripetutamente colpita, anche alla testa, da quattro agenti della polizia locale costituita. Viene spontaneo il parallelo con la situazione endemica che esiste negli Stati Uniti dove gli afroamericani sono continuamente oggetto di pesanti malversazioni, che si concludono spesso con delle vere e proprie esecuzioni. L’ultimo caso è recentissimo ed è avvenuto nel Mississippi il 25 maggio. Un ragazzo afroamericano di soli 11 anni, che aveva richiesto l’intervento delle forze dell’ordine per proteggere la madre dal suo ex compagno, è stato colpito al petto da un proiettile sparato da un agente di Polizia intervenuto sul posto. Ha riportato un polmone collassato, costole fratturate e il fegato lacerato.
Tale situazione si sviluppa in sintonia con il processo di fascistizzazione mondiale in atto nei vari paesi imperialisti, che va di pari passo con l’accentuarsi della guerra interimperialista. Per quanto riguarda l’Italia, il governo Meloni in pochi mesi ha condotto a una forte accelerazione dei processi di corporativizzazione dello stato, che sta facendo velocemente saltare anche quel simulacro di democrazia borghese rappresentato dal liberalismo reazionario post seconda guerra mondiale. L’obiettivo dichiarato è quello di affermare a breve termine un regime presidenziale. Così si chiudono i residui spazi di salvaguardia politica, ideologica, economica, sociale via via compromessi negli anni con i precedenti governi di destra e di sinistra e si mettono sotto continuo attacco il proletariato, le masse popolari e i movimenti di opposizione, rafforzando l’apparato repressivo, lasciando mano libera al sempre più attivo squadrismo fascista, ormai sempre più apertamente collegato alle forze di governo, e alimentando violenze e brutalità di ogni genere, comprese quelle nei confronti degli strati più indifesi e marginalizzati della popolazione. Ma quello della violenza e dello squadrismo è solo un lato del fascismo in atto. L’altro lato è quello della corporativizzazione delle istituzioni e della società civile.
L’ultimissimo esempio, in tal senso, è la campagna ideologica rispetto a cui si sta impegnando in questi giorni, con grandi strilli e preteso pathos, la ‘signora’ Meloni, come riportato dai media rispetto al suo intervento del 27 maggio ( https://www.msn.com/it- Rai, Meloni: «Se qualcuno si deve misurare col merito e non ce la fa, non è problema nostro» | Watch (msn.com)). Una campagna per l’affermazione del criterio del “merito” nei luoghi di lavoro, volta a favorire un blocco ideologico tra padroni ed amministrazioni con settori di “lavoratori meritevoli”, con l’obiettivo di creare sempre nuove forme di discriminazione tra i lavoratori e di accentuare la concorrenza sui posti di lavoro e che regalerà ai datori di lavoro un’ulteriore carta da giocare contro i lavoratori più precari, contro quelli scomodi, invalidi, più anziani, con problemi di salute, immigrati, ecc. Ma sbaglia chi pensa che la questione della cosiddetta ‘valorizzazione del merito’ sia un’invenzione del governo Meloni. Sono anni che si sta alimentando, più o meno apertamente, con la complicità dei partiti della cosiddetta sinistra quando non con il loro diretto coinvolgimento, questo processo, che ora il governo Meloni sta cercando di sancire, generalizzare e tradurre in precise normative fasciste. Rispetto al “merito” come nuova testa di ariete per scardinare i residui nessi di solidarietà di classe tra i lavoratori, va peraltro evidenziato il ruolo nefasto avuto da accordi interconfederali come quelli del gennaio 2014 di carattere apertamente discriminatorio, volti a sancire l’esclusione dalle RSU dei soggetti sindacali che hanno ritenuto di non dover acconsentire ad un’ulteriore limitazione del diritto di sciopero sui posti di lavoro.