“Dopo il duro colpo subito dall’esercito israeliano il 7 ottobre, Mariam Abu Daqqa è stata colpita dalla repressione del regime francese. Diverse conferenze sono state annullate e la mattina del 16 ottobre, mentre stava lasciando Marsiglia per Tolosa, le è stato notificato un OQTF (Obbligo di lasciare il territorio francese) firmato il giorno prima dal Ministero dell’Interno e diretto a Gaza. Il governo ritiene che Mariam Abu Daqqa sia ‘un membro dell’ufficio politico del FPLP a Gaza’ e che ‘nel contesto attuale, [il tour di 15 conferenze] possa costituire un disturbo per l’ordine pubblico che deve essere impedito’. In seguito a questa notifica, Mariam Abu Daqqa è stata messa agli arresti domiciliari nel suo hotel di Marsiglia, con il divieto di uscire tra le 22 e le 7 del mattino e l’obbligo di presentarsi ogni giorno alle 12.30 alla stazione di polizia locale.” […][ £Gli arresti domiciliari sono stati imposti per 45 giorni, fino a fine novembre, e hanno quindi coperto l’intera durata del visto di Miriam Abu Daqqa, costringendola al silenzio e alla passività. In un momento in cui la resistente di Gaza ha perso 28 membri della sua famiglia a causa dei bombardamenti indiscriminati e terroristici dell’entità coloniale israeliana, lo Stato francese impedisce a critici e attivisti per i diritti umani di esprimersi e di parlare a nome degli oppressi. Dopo aver annunciato che avrebbe impugnato l’ordine di espulsione, il 20 ottobre Mariam Abu Daqqa si è vista revocare gli arresti domiciliari e l’ordine di espulsione dal Tribunale amministrativo di Parigi. Il giudice provvisorio ha stabilito che ‘il Ministero dell’Interno ha violato in modo grave e palesemente illegale la libertà di espressione e di movimento di Mariam Abu Daqqa’.
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