(11/07/2023)Pubblichiamo una traduzione non ufficiale dell’articolo di A Nova Democracia.

L’approvazione della “riforma” fiscale dello scorso 7 luglio suscita attenzione anche per la velocità con cui è stata approvata. Perché? Oltre a inserirsi in un ampio ventaglio di controriforme, fondamentali per il capitalismo burocratico brasiliano, il governo di Luiz Inácio ha soddisfatto tutte le sfumature dei partiti politici reazionari attraverso l’approvazione di vari emendamenti parlamentari. Tuttavia, la ragione principale della rapidità con cui è stata approvata è che il testo votato dalla stragrande maggioranza dei “congressisti” reazionari, 382 contro 118 (compresa parte dello stesso PL, il partito di Bolsonaro, ha votato a favore) ha pienamente soddisfatto la più forte lobby politica: banche e latifondisti (principalmente “agribusiness”, focalizzato sull’esportazione di materie prime).

La mobilitazione di questi gruppi di potere delle classi dominanti, legati a banchieri, latifondisti e grandi imprese minerarie, ha dimostrato di superare tutte le “divisioni ideologiche” e ha davvero fatto la differenza. In caso contrario, sarebbe impossibile per il governo approvare la “riforma” fiscale due mesi dopo la MP[1] dei ministeri e tre mesi dopo la votazione sul “quadro fiscale”, situazioni in cui, va sottolineato, il “sindacalista”[2]  ha anche aperto il portafoglio per evitare una crisi politica (dall’inizio dell’anno il governo federale ha rilasciato R$ 16,3 miliardi). Luiz Inácio non è solo ostaggio di Arthur Lira, ma è anche nelle mani del latifondo e dei banchieri.

Cosa dice la “riforma” fiscale?

Originariamente, il testo della PEC 45/2019 prevedeva la creazione di un’unica imposta, l’imposta sui beni e sui servizi (IBS), gestita da un comitato di gestione. Le tasse federali, statali e comunali sarebbero state incorporate nell’IBS.

I principali cambiamenti riguardano la creazione di tre imposte e l’eliminazione di altre. Quelle decise: l’IBS, che comprende le imposte statali e comunali; CBS, il contributo sociale su beni e servizi che includerebbe PIS [nota del traduttore: programma di integrazione sociale] e Cofins [nota del traduttore: contributo al finanziamento della sicurezza sociale]; e l’imposta selettiva, per scoraggiare il consumo di prodotti ritenuti nocivi per la salute o per l’ambiente (sigarette, bevande alcoliche, ecc.). Estinti: IPI, ICMS, ISS, ecc.

Nonostante vari cambiamenti sostanziali, l’aspetto principale è rappresentato  dal conflitto aperto da alcuni settori delle classi dominanti per far valere, nel testo, gli interessi dei loro strati sociali e settori di classe. Vediamo.

Secondo il testo approvato, l’imposta selettiva esclude i proprietari dei settori minerario e agroalimentare dalla riscossione, anche se l’agroindustria e l’industria estrattiva sono le attività e i prodotti finali che hanno avuto il maggiore impatto sull’ambiente naturale (ricorda Mariana e Brumadinho[3]). Anche i grandi proprietari terrieri che acquistano aerei, macchine, trattori e altri veicoli saranno esentati dal pagamento dell’IPVA, mentre i contadini continueranno a pagare un alto IPVA per le loro auto utilizzate nella loro piccola produzione. Per quanto riguarda la tassa sui prodotti industrializzati, sorprendentemente, non riguarderà le grandi industrie (!). Infine, anche se i tassi di interesse sono saliti alle stelle, le banche non saranno influenzate dall’attuale “riforma” fiscale: avranno un “regime speciale” che sarà definito in seguito. Finirà tutto tra amici.

Chi ha sostenuto e chi ha festeggiato ?

Quindi è una “riforma” che serve solo ed esclusivamente gli interessi delle classi dominanti, tanto che il Fronte parlamentare per l’agricoltura (FPA) ha emesso una nota a sostegno dell’approvazione della “riforma” tributaria poco dopo che Arthur Lira (presidente della Camera dei deputati) ha annunciato gli esiti della votazione.

Dalla parte dei banchieri, il presidente di Bradesco [4] (Luiz Carlos Trabuco) ha salutato l’approvazione della riforma fiscale: “il sistema tributario brasiliano guadagna freschezza e modernità”. Il presidente di Itaú Unibanco[5]  ha usato lo stesso tono ed ha affermato che la “riforma” fiscale di Lula ” ha centrato la questione più importante, quella della semplificazione fiscale”. Hanno anche salutato gli esiti della riforma rappresentanti di BTG Pactual, Santander e altri grandi nomi della grande borghesia.

È chiaro quanto segue: il ministero dell’Economia di Fernando Haddad è il favorito delle banche e del latifondo; il governo di Luiz Inácio, quindi, ha dimostrato di essere un alleato più sicuro delle classi dominanti del suo predecessore, Jair Bolsonaro. Può non piacere, ma i risultati non mentono.

[1] nota del traduttore: misura provvisoria

[2] nota del traduttore: riferito a Lula. Sindacalista al servizio dei datori di lavoro e dello Stato

[3] nota del traduttore: incidente causato dall’industria mineraria che ha portato alla rottura di una diga che ha ucciso centinaia di persone e sepolto intere comunità

[4] nota di traduttore: la seconda banca con maggiori asset liquidi e con maggiori asset del Brasile

[5] nota di traduttore: il più grande istituto bancario in Brasile e in America Latina