[Il seguente testo riprende le informazioni riportate in vari articoli sul tema dal giornale brasiliano A Nova Democracia e dal quotidiano Il Manifesto del primo giugno. Rispetto a quest’ultimo sono presenti delle imprecisioni e viene occultato il centrale ruolo svolto da Lula].
Il 30 maggio, il Congresso nazionale brasiliano ha approvato, contro gli interessi delle popolazioni indigene ed a favore dei grandi latifondi, il disegno di legge PL n.490, il cosiddetto “marco temporale”. La legge viene presentata in modo mistificante dai governanti brasiliani come una riforma agraria. La legge riconosce la proprietà legale solo per le popolazioni che possono dimostrare la loro effettiva presenza sulle terre a partire dal 1988 legittimando il processo di espulsione posto in atto nel corso dei decenni dai latifondisti appoggiati tramite l’uso, legale ed extra-legale, delle forze militari ed inoltre sancisce il divieto all’incremento del possesso agrario delle terre residue riconosciute alle popolazioni indigene.
La nuova legge renderà di fatto impossibile delimitare i territori indigeni. Come è noto, la popolazione di molti villaggi è continuamente oggetto degli attacchi delle forze militari al servizio dei latifondisti che si appropriano di porzioni delle loro terre. Inoltre a causa di questi attacchi genocidi sono costrette a spostarsi ripetutamente, come potrebbero dimostrare di mantenere il possesso delle terre dal 1988? Ossia da circa 35 anni ?
Un aspetto della questione è rappresentato dal problema dell’attribuzione delle terre pubbliche delle popolazioni senza terra e dalla regolamentazione delle occupazioni di tali terre da parte dei grandi proprietari fondiari. Un comunicato della Commissione Nazionale delle Leghe dei Contadini Poveri [LCP] del Brasile del Settembre 2022 affermava a tale proposito: “La regolamentazione del riconoscimento legale delle terre pubbliche in Amazzonia praticata da Bolsonaro deriva dalla mano di Luiz Inácio, attraverso la misura provvisoria 422del marzo 2008, che divenne la legge n. 11.763 2008. È un palese affronto alla costituzione brasiliana permettere ai ladri di terra pubblica la regolarizzazione delle loro proprietà. Fino ad allora, chi occupava [i proprietari fondiari] terreni liberi aveva diritto di occuparne un massimo di 300 ettari, nel caso in cui ne avesse occupato un quantitativo maggiore il resto sarebbe stato confiscato dallo Stato per l’insediamento di famiglie senza terra. Luiz Inácio Lula aveva però aumentato questo limite a 1.500 ettari. Il professor Ariovaldo aveva quindi denunciato: “… Così, in totale, un’area di quasi 183 milioni di ettari di terreni pubblici sarebbe stata consegnata al Landgrabber (Grandi proprietari terrieri) …”.
Per tutta la giornata dello svolgimento delle votazioni, si sono avute grandi manifestazioni dal nord al sud del paese. Le manifestazioni contro l’approvazione del disegno di legge n.490 hanno coinvolto popolazioni indigene di diverse etnie e si sono svolte in almeno dieci stati con una sola richiesta: terra per le popolazioni indigene[1]. Nello stesso giorno in cui il PL è stato approvato, la resistenza indigena si è estesa con una un gran numero di blocchi stradali che continueranno sino al ritiro della legge. Si tratta della continuazione delle lotte di autodeterminazione delle masse contadine dei popoli indigeni che, in vari villaggi, rigettano le imposizioni burocratiche del vecchio stato borghese-proprietario terriero brasiliano e pretendono di decidere in prima persona.
La grande prova di resistenza dei contadini dei popoli indigeni in tutto il Brasile è indice della determinazione e della combattività con cui si sta sviluppando l’opposizione al del PL n.490 approvato frettolosamente nel congresso. Il PL 490 favorisce spudoratamente gli intenti espansionisti dei latifondisti e dell’ agrobusiness a scapito di centinaia di migliaia di indigeni che non hanno un posto dove vivere, piantare e poter coltivare le proprie colture seguendo i propri modi di vita tradizionali. Secondo il quotidiano Il Manifesto del 1/6 la ministra dei popoli indigeni Sonia Guajajara avrebbe definito un tentativo di “genocidio istituzionalizzato” l’applicazione della legge del marco-temporale” alla “regolarizzazione” delle aree indigene.
Solo la lotta per la terra, condotta senza illusioni con il vecchio Stato brasiliano, può garantire ai popoli indigeni il diritto alla terra e una demarcazione territoriale effettivamente democratico-borghese e rivoluzionaria delle proprietà agrarie. Dall’inizio dell’anno, decine di migliaia di contadini e di membri delle popolazioni indigene hanno sempre più intrapreso questa strada. Il recente attacco del latifondo e dei suoi servitori non farà che aumentare questa esplosione della lotta per la terra nel paese.
[1] A San Paolo , centinaia di indigeni hanno bloccato l’autostrada di Bandeirantes. Una protesta brutalmente repressa dalla Polizia Militare (PM) con cannoni ad acqua e bombe lacrimogene. A Ceará, le popolazioni indigene di Anacé, Tapeba, Pitaguary, Potyguara, Kariri e Tabajara le dimostrazioni hanno bloccato le autostrade CE-085, CE-250 e CE-222. InBahia , gli indigeni hanno bloccato BA-001, in Ilhéus, durante una manifestazione che è durato 6h. Nello stesso stato, una dimostrazione ha bloccato l’autostrada BA-101 a Camacan per 3 ore contro il tempo. Ancora nella regione nord-orientale altre manifestazioni sono state registrate nello stato di Maranhão. Nella regione settentrionale, gli indigeni hanno manifestato in Rondônia, Pará, Amazonas e Acre. Gli indigeni di varie etnie hanno chiuso il tratto sul fiume Candeias di BR-364, la principale autostrada dello stato. I manifestanti hanno sollevato striscioni con lo slogan “No al Marco temporal”. Gli indigeni hanno interdetto un tratto del BR-222 con pneumatici e tronchi di legno nel comune di Bom Jesus, a sud-est dello stato. La capitale di Pará, Belém, è stato anche il centro delle proteste. Nella AM, parte della BR-320, la Trans-Amazonian Highway, è stata interrotta nel primo pomeriggio. Nell’AC, manifestazioni indigene con manifesti contro l’arco di tempo sono state registrate in BR-364, tra i comuni di Tarauacá e Cruzeiro do Sul. Nel Distretto Federale, gli indigeni si sono riuniti di fronte alla Biblioteca Nazionale di Brasilia e hanno marciato al Congresso Nazionale con manifesti e striscioni contro PL 490. A Maggio Grosso , i manifestanti del popolo Kayapó hanno chiuso il BR-322 e bloccato il passaggio di un traghetto sul fiume Xingu. Nella regione meridionale del paese, i popoli Guarani e Kaingang hanno bloccato sezioni del BR-285 nei comuni di Gentil e Iraí, nel nord del Rio Grande do Sul. Il BR-383, nel comune di Iraí, è stato anche bloccato dai manifestanti. Le proteste sono state registrate anche in RSC-480.