ll governo ha posto la fiducia alla Camera, tra le proteste dell’opposizione ma soprattutto dei magistrati contabili, sul decreto P.a. che contiene l’esautorazione della Corte dei Conti dal controllo spese sugli investimenti e sulle finalità di spesa del PNRR e la proroga del cosiddetto scudo erariale.
“La conferma dello scudo erariale – affermano i giudici-…impedisce di perseguire i responsabili e di recuperare le risorse distratte, facendo sì che il danno resti a carico della collettività. Al contempo, l’abolizione di controlli in itinere, su attività specificamente volte al rilancio dell’economia, significa indebolire i presidi di legalità, regolarità e correttezza dell’azione amministrativa”.
Il portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli ha commentato: “La norma che ha messo il bavaglio alla Corte dei Conti rispetto ai controlli sul PNRR è incostituzionale, il governo Meloni così segue il modello Orban”.
Riportiamo alcuni concetti ed alcune citazioni dal sito della Corte dei Conti . A norma dell’art. 100 della Costituzione infatti, la Corte dei conti esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo e quello successivo sulla gestione del Bilancio dello Stato, inoltre essa partecipa al controllo sulla gestione finanziaria degli enti. La Costituzione inoltre assicura l’indipendenza della Corte e dei suoi componenti di fronte al Governo, prevede un diretto collegamento fra la Corte ed il Parlamento, al quale essa è tenuta a riferire sul risultato del riscontro eseguito. La Corte dei conti in base alla Costituzione (art. 100) svolge: 1) un controllo preventivo di legittimità sugli atti del governo; 2) un controllo successivo sulla gestione del bilancio dello Stato; 3) un controllo sulla gestione finanziaria degli enti cui lo Stato contribuisce un via ordinaria. Accanto a dette funzioni, individuate in modo diretto dall’art. 100 della Costituzione, ve ne sono altre, introdotte da leggi ordinarie, che trovano il loro fondamento in altri articoli della Costituzione e leggi ordinarie. In sintesi, fra i controlli svolti dalla Corte dei conti possono distinguersi tre principali tipologie: il controllo preventivo di legittimità su atti;; il controllo successivo sulla gestione delle amministrazioni pubbliche; il controllo economico/finanziario.
Il 28/03 la Corte dei Conti ha presentato a Roma, nella Sala della Regina del Palazzo di Montecitorio, sede della Camera dei deputati la relazione semestrale 2023 sul PNRR E’ stato previsto l’indirizzo di saluto del Presidente della Camera dei Deputati. Ha aperto i lavori il Presidente della Corte dei conti, Guido Carlino. Sono seguite, nell’ordine, l’introduzione del Presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti, Enrico Flaccadoro, e la relazione del Consigliere delle Sezioni riunite, Angelo Maria Quaglini.Sono intervenuti il Ministro per gli affari europei, il sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, il Presidente della V Commissione bilancio della Camera dei deputati, Giuseppe Tommaso Mangialavori, il componente della V Commissione bilancio della Camera dei deputati, Luigi Marattin e il Presidente dell’ANCI, Antonio Decaro . La Corte dei Conti ha successivamente rilasciato la seguente nota: “Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza l’Italia ha oggi la possibilità di avviare un ampio processo di ammodernamento, creare nuove opportunità di crescita e favorire, fra l’altro, lo sviluppo omogeneo del territorio, le pari opportunità e l’accesso delle giovani generazioni al mercato del lavoro. Un percorso che richiede di orientare la spesa al miglioramento e all’arricchimento delle infrastrutture e di promuovere riforme in ambito economico per allineare l’Italia all’attuale contesto economico globale. La Corte dei conti è chiamata a contribuire a tale sfida garantendo con le sue strutture centrali e territoriali il controllo su un tempestivo e corretto utilizzo delle risorse pubbliche”.
In sintesi il governo fascista con un semplice decreto legge ha tolto di mezzo la Corte dei Conti, oltre a prolungare contemporaneamente il cosiddetto scudo erariale in modo da salvaguardare il più possibile i politici corrotti a favorire la formazione di un’ulteriore strato cortina fumogena sui rapporti tra i partiti di potere, il mondo economico imprenditoriale e finanziario e le grandi associazioni mafiose.
Ora a questo punto il problema che si pone in primo luogo è il seguente: perché il governo ha per così dire fatto fuori la Corte dei Conti sulla questione della gestione del PNRR ? Ed in secondo luogo è: la Corte dei Conti non si sta forse limitando ad una pura opposizione di facciata per poter evitare, in tal modo, un coinvolgimento ed una compromissione troppo diretta con le scelte del governo fascista che potrebbe comprometterne l’immagine di “istituto indipendente dall’esecutivo” ?
La Corte dei Conti formalmente ha sollevato un problema di ritardo sui tempi di gestione del PNRR. La cosiddetta opposizione ha fatto da grancassa ed ha quindi ribadito che il governo sta venendo meno ai suoi doveri istituzionali poiché sta perdendo del tempo prezioso per la messa a frutto a favore del cosiddetto rilancio economico dei fondi del PNRR.
In realtà le cose sono profondamente diverse da come si presentano attraverso il filtro delle dichiarazioni governative e di quelle della Corte dei Conti, dei vari mass media e portavoce di istituzioni pubbliche ed interessi privati e dei di quelle dei vari partiti di potere (in prima fila anche quelli di opposizione).
Non si vuole che la Corte dei Conti controlli l’effettiva attuazione del PNRR, e la stessa Corte dei Conti aspira in ultima analisi a non farsi assoggettare ad un tale ruolo, per il semplice motivo che oggi nel nostro paese esiste un sostanziale accordo di fondo che coinvolge l’intera classe di potere, le istituzioni, la società civile reazionaria ed il capitale monopolistico industriale e finanziario, compresi i settori legati alla produzione degli armamenti. Un accordo per utilizzare i fondi del PNRR ben al di là della cornice originaria a favore dei vari interessi economici parassitari, a favore della corporativizzazione dello Stato e dello sviluppo della partecipazione alla guerra-interimperialista.
Il PNRR non è altro che un primo insieme di misure che su scala europea, ma con un utilizzo diversificato in base alle cosiddette esigenze nazionali delle varie borghesie, mira a rispondere duplicemente da un lato ad una crisi che si sta prolungando ed approfondendo da vari decenni e dall’altro alla costruzione di condizioni di stabilizzazione sociale, soprattutto relative alla collocazione ed alla conflittualità espressa dagli innumerevoli strati e settori della piccola e media borghesia privilegiata in reciproca concorrenza. Una “stabilizzazione” i costi vengono pagati, e sempre più lo saranno maggiormente, dalla classe operaia e dalle masse popolari.
In effetti la prospettiva della stabilizzazione è del tutto illusoria, sia che la si intenda a livello economico-sociale, sia riguardo all’ipotesi di un incremento capace di indurre ripresa come effetto dell’attuazione del PNRR all’italiana, sia che lo si concepisca infine nei termini della ben più profonda e concreta aspirazione alla “stabilizzazione politica” mirando sempre più apertamente, come si sta facendo, alla cristallizzazione in regime fasciste del governo di estrema destra attualmente in carica.
Il PNRR non accontenterà e non soddisferà nessuno tra gli innumerevoli strati piccolo borghesi privilegiati messi sotto pressione della crisi generale del capitalismo che oggi sono in stato d’agitazione per potersi spartire la torta del PNRR. Questo dato spiega bene come mai sul PNRR invece di porre il problema dei contenuti, e di smascherare gli indirizzi e gli interessi di classe, si richiede maggiore velocità di utilizzo dei fondi. Il fatto che la torta del PNRR risulterà comunque infinitamente minore delle avide aspettative si tradurrà nell’ulteriore incattivimento tali strati che si legheranno ancora più strettamente alle tre attuali direttrici strategiche del grande capitale monopolistico e finanziario: 1) schiacciare economicamente la classe operaia e le masse popolari più sfruttate ed oppresse anche attraverso la formazione di un unico sindacato di Stato, 2) schiacciare con il terrorismo dispiegato, ossia con il fascismo, chi si oppone agli interessi ed ai piani della borghesia e delle grandi rendite, 3) far tesoro, rispetto all’escalation prevedibile della terza guerra mondiale, delle lezioni apprese durante il lockdown generalizzato a livello di gestione di una popolazione privata dal coprifuoco anche dei più elementari diritti civili, a livello di una società costretta a sopravvivere con una sanità e con risorse dimezzate ed a livello di gestione di una forza lavoro, privata di tutti i diritti sindacali, costretta a lavorare in un ambiente di estremo rischio per la salute.