Se qualcuno avesse avuto alcun dubbio su cosa sia la giustizia dello Stato borghese al servizio dell’imperialismo in fase di declino, il ministro Nordio, ci ha fornito l’ennesima conferma  rigettando in modo lapidario la proposta da parte di Cinzia Della Porta, presidente di Rete Iside, di introdurre nel codice penale il reato di omicidio sul lavoro  e lesioni gravi e gravissime smascherando il carattere demagogico   e strumentale dell’apertura fatta il giorno prima dalla ministra del lavoro e della previdenza sociale Calderone che, peraltro cerca di tornare goffamente alla carica proponendo un’improbabile la patente a punti per la sicurezza sul lavoro, prevista nella bozza del PNRR, patente che riguarderebbe solo il settore dell’edilizia.

Possiamo affermare, pensando di essere nel vero, che la risposta data dal ministro alle richieste  di Cinzia della Porta, presidente della Rete Iside,  e di Emma Marrazzo, mamma di Luana D’Orazio stritolata da un nastro trasportatore a cui era stata tolta volontariamente una protezione,  sia sollecitata da Confindustria  di cui Nordio è evidentemente fedele esecutore.

Oltre alla richiesta dell’introduzione nel codice  penale  del reato di omicidio sul lavoro, venivano chieste certezza della pena e pena adeguata che, come dimostra l’omicidio di Luana D’Orazio o le vittime della Thyssen Krupp, sono state sempre disattese dal momento che le pene sono sempre  irrisorie grazie al patteggiamento e a nessuna effettività della pena.

Non sono morti bianche; se il sangue versato dalla classe operaia potesse trasmigrare sui veri assassini, questi ultimi sarebbero statue costituite essenzialmente da sangue raggrumito dal tempo dei tempi.

Una strage che non ha mai fine, con migliaia di morti in un anno e, in più anni, milioni di infortuni e malattie professionale, generalmente rigettate dagli  Enti che dovrebbero farsene carico, che spesso producono menomazioni  e invalidità permanenti.

Una guerra permanente che ipocritamente i sindacati confederali propongono di affrontare con corsi di formazione e di pseudo-controlli. Mentono sapendo di mentire, svolgendo il ruolo di portatori d’acqua al sistema predatorio capitalista, organicamente legati al mondo della cooperazione spesso ampiamente coinvolta nel sistema dei subappalti.

E’ necessario pertanto porre fine a questa finta lotta sindacale non solo denunciando le cause reali delle stragi sul lavoro, ma aggredendo le norme  e le istituzioni che hanno ridotto il lavoro in una condizione di semi schiavitù voluta e approvata dai governi sia di centro-destra che di centro-sinistra.

Bisogna aver chiaro che il famigerato  quadro normativo, dalla fine del secolo scorso ai nostri giorni ,ha prodotto da una parte enormi profitti sulla pelle delle masse popolari e del proletariato insanguinando i luoghi di lavoro e dall’altra parte impunità dei  responsabili, impunità o lievi sanzioni tanto da rendere conveniente l’inosservanza delle norme e delle regole più elementari a tutela  della sicurezza e della salute di lavoratori/trici.

Gli  omicidi sul lavoro e le malattie professionali (nel 2023  1485, oggi 185) rimandano alle leggi che seguono che hanno creato condizioni sempre più favorevoli per tali esiti e manifestazioni:

1997 Legge Treu, voluta dal governo Prodi ed approvata con il sostegno di Rifondazione comunista, che ha spalancato le porte alla precarizzazione del lavoro ed all’infamia delle agenzie interinali, vere e proprie imprese d’intermediazione di manodopera;

1998 Legge Bossi-Fini (connubio fascio-leghista) vincolando il permesso di soggiorno a un contratto di lavoro, ha costretto una massa di migranti ,di cui non conosciamo l’entità, ad accettare qualsiasi tipo di lavoro, privati di tutele e diritti;

2003 Legge Biagi affidando i lavori in appalto/subappalti anche ad aziende prive  di patrimonio, ha consentito la diffusione di aziende e cooperative che aggirano ogni regola ( su retribuzione, sicurezza, salute), durano per poco tempo  lasciando per strada i lavoratori;

2009 Pacchetto sicurezza  ( ministri Maroni Alfano) introducendo il reato di immigrazione clandestina associato alla legge Bossi-Fini, ha determinato  condizioni di lavoro schiavista per i migranti privi di documenti e/o in attesa d’asilo o altre tutele internazionali. Norma  peggiorata  dal Decreto legge 113 del 2018  voluto da Salvini che ha abrogato il permesso di soggiorno per motivi umanitari;

2015 Job act Renzi avendo abolito la tutela dell’art. 18 per i licenziamenti ingiusti, ha messo sotto il ricatto del padrone i lavoratori che, anche con un contratto a tempo indeterminato, essendo licenziabili in qualsiasi momento licenziabili, in realtà hanno un contratto a tempo determinato, precario.

Da quanto su riportato, possiamo ritenere che niente di più mistificatorio è definire ministero della Giustizia ciò che non ha nulla  a vedere con la giustizia. Infatti, tutti i governi che si sono succeduti nell’ambito del modo di produzione capitalistico e all’interno  dei moderni Stati che oggi si richiamano ai principi di legalità e giustizia hanno emanato leggi molto diverse rispetto al concetto di Giustizia o addirittura contrapposte ad esso.

Le norme che la borghesia definisce Diritto in realtà sono il diritto del più forte, ovvero di quella classe che è economicamente e politicamente più forte rispetto alle altre.

Pertanto, per eliminare le ingiustizie e lo sfruttamento a cui sono soggette le classi subalterne bisognerà abbattere non solo la classe dominante, ma anche tutte le leggi che ha realizzate a tutela dei suoi interessi, cioè  violare una falsa legalità per affermare la giustizia.

Sperare in un cambiamento effettivo nel rispetto delle regole date o delle istituzioni falsamente democratiche o nella giustizia divina, morfina di ogni movimento di riscatto, ci porterebbe a modeste conquiste che manterrebbero lo stato oppressivo della borghesia sui ceti più poveri. L’azione delle classi proletarie deve porsi degli obiettivi a medio e lungo termine: una lotta per ottenere diritti socio-economici per l’immediato presente e la preparazione per una rivoluzione proletaria in vista di una società comunista di liberi e uguali.