Traduzione non ufficiale della pagina The Red Herald – articolo del 27/06 [1]

C’è stata molta attenzione sui media per l’implosione di un sottomarino per ricchi turisti in visita al Titanic il 18 giugno e la morte delle 5 persone a bordo. Tra gli innumerevoli articoli e rapporti sull’incidente, un rapporto video dei media statunitensi è arrivato al punto di dichiarare che “il mondo piange la perdita di Stockton Rush, PH Nargeolet e dei loro tre passeggeri, il miliardario britannico Hamish Harding, l’uomo d’affari pakistano Shahzada Dawood e suo figlio Suleman”.
Quello che all’opposto  non ha ricevuto molta attenzione da parte dei media è stato il fatto che solo quattro giorni prima, il 14 giugno, sono annegati 600 rifugiati nel Mar Mediterraneo al di fuori della costa della Grecia. C’erano fino a 750 persone che sovraccaricavano il peschereccio che le trasportava, quando questo è affondato. Si conferma che sono sopravvissuti solo in 104, gli altri sono probabilmente morti. Mentre i passeggeri del sottomarino avevano pagato volontariamente 250.000 dollari a testa per avere la possibilità di vedere il Titanic, i 750 profughi sul peschereccio erano persone che hanno dovuto lasciare la propria casa e tentare di attraversare il Mediterraneo per disperazione, sperando che le possibilità di sopravvivenza per loro e per la loro famiglia sarebbero state più alte in Europa. Secondo i sopravvissuti, c’erano ben 100 bambini a bordo della nave, che molto probabilmente sono morti tutti.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, sarebbero morti o scomparsi nel Mediterraneo nel mese di giugno fino ad adesso i 717 rifugiati. Quest’anno il numero totale di rifugiati morti e dispersi segnalati nel Mediterraneo finora è di 1.871, un numero incomparabile con la morte dei cinque ricchi “avventurieri”.
Questo cinismo non si vede solo nei resoconti dei media. Dopo che il contatto con il sottomarino in visita al Titanic venne perso, ci fu una massiccia operazione di ricerca e salvataggio, che includeva i governi di Canada, Francia, Regno Unito e Stati Uniti e diverse compagnie. Si stima che solo la partecipazione statunitense sia costata circa 1,2 milioni di dollari USA.
Il dispiegamento di forze può essere confrontato con la l’atteggiamento tenuto nei confronti della situazione  della nave dei 750 profughi. Si dice che la guardia costiera greca fosse venuta a conoscenza dell’imbarcazione sovraccarica, che necessitava urgentemente di soccorsi, almeno 13 ore prima che affondasse, senza  che nulla venisse fatto per soccorrere le centinaia di persone a bordo. Non solo la guardia costiera greca ha scelto di non intervenire  prima che la nave affondasse, ma secondo alcuni dei sopravvissuti, lo stato greco è direttamente responsabile della morte dei rifugiati. È stato riferito che una nave della guardia costiera greca ha tentato di attaccare una fune alla nave, provocandone l’affondamento. Un sopravvissuto ha spiegato quanto segue:
“La terza volta che ci hanno rimorchiato, la barca ha oscillato a destra e tutti urlavano, la gente ha cominciato a cadere in mare, e la barca si è capovolta e nessuno ha più visto nessuno” Un altro sopravvissuto ha affermato che “il capitano greco ha tirato troppo in fretta, è stato velocissimo, questo ha fatto affondare la nostra barca”.
I sopravvissuti non sapevano quale fosse lo scopo del rimorchio, ma lo Stato greco è noto per l’applicazione di una politica di “respingimenti”, in conformità con gli interessi delle principali potenze imperialiste dell’UE, per cui tenta di trainare barche con i rifugiati fuori dalle sue acque territoriali per evitare la responsabilità legale di essere tenuto a soccorrerli.

[1] https://heraldorojo.org/2023/06/27/la-prensa-llora-la-muerte-de-5-ricos-dias-despues-del-ahogamiento-de-600-refugiados