L’inserto “Nord-Est” del Sole24ore del 26/05 apre con tre pagine dedicate all’industria dell’ “aerospazio”.
Lo spunto per l’inserto è dato da un recente mega-convegno di tre giorni a Venezia, promosso dalla
Regione Veneto, che aspira a primeggiare su scala nazionale, con presenza d’imprese del settore
aerospaziale di 15 paesi. I dati consentono di evidenziare alcune caratteristiche della struttura produttiva
del nostro paese e dell’imperialismo italiano. Per quanto l’inserto lasci solo trapelare il nesso sempre più
stretto che sussiste tra tale settore e il balzo in avanti nella produzione degli armamenti nel quadro delle
attuali fasi iniziali della terza guerra mondiale, risulta evidente l’appartenenza del settore al “complesso
industriale-militare” del nostro paese. In effetti lo stesso inserto consente alcune considerazioni che
permettono di procedere oltre il concetto stesso di “complesso industriale-militare”, evidenziando un
legame di fondo tra industria aerospaziale, produzioni di guerra, controllo e militarizzazione del territorio,
intelligence, banche e finanziarie ed apparato burocratico-amministrativo statale in senso lato. Da questo
punto di vista consente di riproporre l’attualità della categoria di Capitalismo Monopolistico di Stato,
spesso ignorata e fraintesa o concepita riduttivamente come relativa alla sola forma pubblica delle imprese
monopolistiche.
Nell’inserto si parla di un incremento, nel 2022, del 22% delle vendite del settore nel Nord Est, con una
quota di export del 63%. Il sistema dell’”Aerospazio” viene presentato nell’inserto come un “ecosistema”
che coinvolge, oltre a vari centri di ricerca, anche gli enti pubblici e le università.
La Regione Veneto, con il decreto 246/2 marzo 2020, ha individuato come soggetto privilegiato destinatario
di contratti, sovvenzioni e contributi, l’ “AIR”, ossia una Rete che “comprende 53 soggetti, di cui 41 PMI e
sei grandi imprese, un Centro di Trasferimento Tecnologico, quattro dipartimenti di Università e
Fondazione UniVeneto”. Quest’ultima Fondazione a sua volta è composta dal personale direttivo delle
quattro università integrato con Confindustria (https://www.unipd.it/univeneto).
Fabrizio Spagna, Presidente di Veneto Sviluppo, la finanziaria della Regione Veneto, ha assicurato che la
regione metterà a disposizione la sua “capacità operativa e finanziaria” con l’obiettivo di “consentire al
Veneto di giocare da protagonista sui mercati nazionali ed internazionali”.
Fabio Innocenti, ad di banca Fiinit ha dichiarato: “Quello dell’aerospazio è un settore dal grande potenziale
di crescita. Industria, tecnologia e finanza devono pertanto essere alleate…”.
Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto ha affermato “L’economia spaziale sta aprendo
possibilità di diversificazione e di crescita inimmaginabili. Il radicamento e lo sviluppo di un cluster regionale
permette di accedere a finanziamenti, bandi, mercati che, come aziende singole, sono preclusi”.
L’affermazione di Confindustria Veneto è importante poiché evidenzia come in tal caso l’intero settore
dell’Aerospazio della Regione va considerato come una sorta di unico monopolio la cui natura
spiccatamente improntata alla produzione di guerra ed il cui intreccio con la regione Veneto, le Università, i
centri di Ricerca e quindi i centri della “cultura” e della politica istituzionale, i cosiddetti organi
d’informazione, ecc., lo qualificano come parte integrante del Sistema del Capitalismo Monopolistico di
Stato. Basta dunque analizzare con spirito marxista anche semplicemente gli articoli di un quotidiano come
il Sole24ore, depurandoli dalla loro retorica nazionalista ed apologeta dello sviluppo capitalistico ed
imperialistico italiano, per trovare una serie di innumerevoli nessi che confermano nel modo più concreto
ed attuale le tesi fondamentali di Lenin sull’imperialismo.
L’inserto non si preoccupa nel complesso di dare un’informazione più dettagliata e men che meno di
formulare delle effettive sintesi utili ad una riflessione teorica. Come spesso accade, la logica dell’inserto
pare più legata a finalità di promozione e ad una propaganda apologeta e demagogica delle potenzialità
espansive dell’imperialismo guerrafondaio italiano. L’inserto lascia trasparire aspetti di reale interesse in
modo sconnesso e frammentato riportando esempi di singole aziende. Ad ogni modo appare evidente
anche il legame con l’industria aerospaziale USA e il ruolo di una pluralità di aziende volto alla produzione di
singole specifiche produzioni funzionali alle necessità della tutt’ora principale, pur in irreversibile declino,
superpotenza imperialista. In fondo si tratta di un ruolo del tutto subordinato che smaschera l’effettiva
portata dell’imperialismo italiano. Un imperialismo tanto virulento con i popoli oppressi e le piccole nazioni
soggette alla sua influenza, quanto straccione e gradasso poiché operante in modo servile e subordinato
agli interessi economici e militari delle principali potenze imperialiste occidentali.