Il movimento studentesco sta continuando a mostrare una certa vitalità ponendosi come uno dei pochi elementi di attiva contestazione del governo Meloni, soprattutto rispetto all’immobilismo di altri settori come quello sindacale paralizzato dall’opportunismo dei sindacati confederali e di base.

Anche questo elemento ci aiuta a comprendere i recenti tentativi da parte del governo di chiudere, attraverso un maggiore autoritarismo e l’incremento dell’oppressione, le questioni aperte dal movimento studentesco. Il voto in condotta è stato infatti introdotto proprio per questo motivo. Pesando esso sulla media dei voti, è un facile strumento ricattatorio verso quei rappresentanti e settori studenteschi che intendono mettere in discussione la scuola burocratica e classista.

Ora, col nuovo disegno approvato dal Consiglio dei Ministri, il voto in condotta varrà come media in tutta la scuola secondaria, quindi non più solo alle superiori ma anche nelle scuole medie. Segno che, probabilmente, anche all’interno di queste scuole iniziano a manifestarsi contraddizioni e problematiche profonde.

Inoltre, se la valutazione del comportamento è inferiore al 6/10, cioè alla sufficienza, anche a prescindere dagli altri voti, il Consiglio di classe deve decretare la bocciatura e la non ammissione all’Esame di Stato o alla classe successiva. Se invece la valutazione è pari a 6/10, lo studente dovrà “solo” elaborare un testo sulla “cittadinanza attiva e solidale” da presentare all’esame conclusivo di fine anno.

Sappiamo che il ministro Valditara considera formativa l’umiliazione[1], per questo sembra voler imporre agli studenti delle vere e proprie “forche caudine” per redimersi dai propri “peccati”. Se infatti lo studente avrà osato turbare l’ordine pubblico, per esempio, guidando una volta l’occupazione della propria scuola, allora per lui la pena sarà semplicemente un 6 in condotta, con un riconoscimento del proprio “errore” e una “pubblica ammenda”, nel quale stabilisce di essere tornato un bravo e attivo cittadino.

Se si rifiutasse di presentare questa pubblica ammenda o se questa ammenda che egli presenta non risultasse alla Inquis… ehm… Commissione abbastanza convincente e credibile, egli sarà costretto a ripetere l’anno. Alla fine è inutile che uno studente sappia tante cose, se non ha imparato le virtù più importanti, quelle di essere un bravo cittadino che fa la raccolta differenziata e che evita d’infastidire gli altri con il suo “pensiero critico” e le sue “idee”. In quel caso deve essere punito.

Se invece continuerà indefesso sui suoi crimini, la pena per lui sarà maggiore, comportando il 5 in condotta. Val la pena che lo studente abbia tutti 9 e conosca a memoria la Divina Commedia. Un simile crimine richiede di ripetere tutto l’anno scolastico da capo. Non tanto perché lui abbia qualcosa da imparare, ma perché con l’umiliazione di dover ristudiare quello che già sapeva, si formerà come bravo cittadino.

La cosa infatti non finisce qua. Il voto in condotta stabilisce anche una gerarchia dei meritevoli. Se i lo studente più bravo della scuola ha osato una volta criticare pubblicamente un determinato evento, mettiamo caso una conferenza su quanto la schiavitù non fosse in realtà così male, ciò inciderà sul voto in condotta che sarà più basso di 9.

Ora, secondo la nuova legge, il Merito tanto sbandierato da Valditara, di cui si è addirittura proclamato ministro, purtroppo non è più sufficiente. Uno può prendere pure il massimo in tutte le materie, ma se il suo voto in condotta è più basso di 9, ciò influenzerà i crediti che riceverà, e quindi gli impedirà di ottenere il massimo punteggio. Per Valditara, oltre alla virtù del Merito, lo studente dovrà aggiungere ora anche quella dell’Obbedienza.

Siamo di fronte a veri e propri strumenti di ricatto autoritario, che oltre che punire gli studenti che hanno intenzione di mettere in discussione l’attuale modello di scuola, andranno anche ad aggravare e trattare in maniera dispotica la situazione di quegli studenti figli di proletari e delle classi popolari, il cui cattivo comportamento è espressione di un evidente disagio sociale ed economico.

Inoltre con questa “riforma”, il voto in condotta, da materia come le altre in grado di influenzare la media, adesso diventa praticamente una materia superiore a tutte le altre in grado di stabilire la bocciatura o meno dello studente. E la cosa non finisce qui!

Infatti, da questo punto di vista si provvede ad una ulteriore colpevolizzazione dello studente. Invece di comprendere e sviscerare le cause reali dietro il suo gesto, lo studente che viene sospeso per 2 giorni dovrà partecipare ad attività volte a fargli comprendere le conseguenze del suo gesto. Ancora una volta sarà l’umiliazione a fargliele imparare.

Se invece la condanna è superiore a 2 giorni, dunque il gesto è ancora più grave, allora lo studente diventa temporaneamente uno schiavo o, per meglio edulcorare le cose, uno “strumento animato”, come direbbe Aristotele, nelle mani della scuola, che predisporrà per lui “atti di cittadinanza solidale”, con i quali espierà il suo crimine attraverso il lavoro produttivo al servizio della comunità.

La cosa più comica è che dopo aver messo in cantiere questa riforma, il ministro Valditara ha affermato di aver “rovesciato l’impostazione fascista sulla scuola”[2]. D’altronde, è abbastanza tipico di questo governo nascondere il proprio legame, ormai evidente a chiunque, con il fascismo diffondendo confusione e fumo negli occhi o fingendo di condannare il fascismo (salvo poi concentrarsi immediatamente sul comunismo).

Se però uno va a vedere la sostanza e non semplicemente ciò che uno dice di sé, risulta evidente come dietro riforme come queste c’è il tentativo di portare avanti il solito modello burocratico e classista di scuola pubblica, risolvendo in maniera autoritaria le contraddizioni sociali e di classe che necessariamente si manifestano anche dentro questa istituzione.

Gli studenti più avanzati non si fanno però blandire o spaventare da queste minacce. Gli studenti del Liceo Einstein di Torino, che già precedentemente erano stati puniti col 6 in condotta per aver occupato la scuola, saranno il 2 Ottobre in piazza a contestare Valditara e il 3 a contestare la Meloni. Il 29 Settembre gli studenti palermitani sono scesi in piazza a centinaia contro la guerra inter-imperialista in Ucraina e contro l’invio di armi.[3]

Questo non è che l’inizio e ulteriori manifestazioni si prospettano nei prossimi mesi. Gli studenti continueranno a mettere in discussione la scuola classista, il tentativo autoritario del governo di spegnere in maniera autoritaria e burocratica ogni protesta e il crescente coinvolgimento dell’Italia nel conflitto inter-imperialista.

I comunisti e i sinceri democratici devono sostenere queste iniziative e propagandare il più possibile l’unificazione con altre lotte all’interno di un Fronte Unico Anti-Fascista per una Democrazia Popolare!

[1]https://www.repubblica.it/cronaca/2022/11/24/news/giuseppe_valditara_scuola_cellulari_reddito_lavori_utili_violenza_comunismo-375920232/

[2]https://www.open.online/2023/09/28/scuola-valditara-cultura-fascista/

[3]https://palermolive.it/studenti-manifestazione-corteo-palermo-piazza-verdi-universita-basta-guerra/