Nel mentre gli insegnanti continuano a rimanere bloccati in un imbuto di precariato, lungaggini amministrative, periodi di prova e tirocini infiniti, il governo fascista ha deciso di approvare la riforma del reclutamento docenti, il cosiddetto Decreto PA BIS, già nella sua attuale forma elaborato dal ministro del governo Draghi Maurizio Bianchi, e adesso portato a termine dal nuovo ministro Giuseppe Valditara. 

L’attuale riforma stravolge completamente il precedente impianto. Per diventare insegnante infatti ora non è più sufficiente passare il concorso ed essere in possesso dei 24 CFU per l’insegnamento. Oltre al titolo universitario, è ora necessaria la partecipazione ad un’ulteriore costosa formazione (si stima del costo di 2000-2500 euro) per l’acquisizione di 60 crediti formativi universitari, di cui una parte da svolgere in tirocinio gratuito. 

Questi nuovi corsi per l’acquisizione dei CFU necessari all’insegnamento saranno erogati dagli atenei, portando ulteriori risorse nelle casse universitarie, che verranno principalmente spese per incentivare il nuovo modello di scuola aziendalistico e classista. 

Al termine di quello che alla fine è a tutti gli effetti un percorso universitario, bisognerà inoltre svolgere una prova finale con “simulazione” di una lezione. Un tipo di prova che è molto discutibile possa costituire un effettivo metro per valutare la capacità d’insegnamento, che non si può acquisire solo con lo studio, ma anche in buona parte attraverso la pratica dell’insegnamento. 

Tutto questo percorso non fornisce alcuna certezza lavorativa, ma è solo propedeutico all’accesso al concorso all’insegnamento, che dovrebbe ora essere bandito su base annuale anche se, visto come sono state disattese promesse simili in passato, è da vedere se ciò possa tradursi in realtà. 

Una volta superato il concorso, il docente non viene assunto ma è tenuto a prestare servizio per 1 anno di prova, che prevede al termine del percorso una valutazione e un test finale.  

Insomma, accedere alla professione d’insegnante sta ormai diventando un percorso tortuoso e molto complicato, nonché molto costoso. Senza considerare il fatto che, passare anni ed anni a rincorrere supplenze, senza la certezza di poter ottenere un posto fisso e rischiando, anzi, mesi e mesi di disoccupazione e incertezza, oltre ad essere un vulnus per gli stessi insegnanti precari, costituisce una barriera formidabile per l’accesso alla professione da parte degli elementi intellettuali delle masse popolari e del proletariato. 

La professione docente quindi finisce per diventare una professione sempre più elitaria, che facilita la partecipazione degli strati privilegiati della piccola borghesia dotati dei mezzi economici per accedervi, garantendo anche, in questo modo, uno strato d’insegnanti protetto, fedele alle politiche governative e al nuovo modello sempre più burocratico, aziendalistico e classista di scuola. 

Inoltre, nonostante il governo abbia strombazzato come grande successo il fatto che fino al dicembre 2024 saranno assunti 70 mila insegnanti, il tutto su indicazione dell’UE per ottenere i fondi del PNRR, è logico dubitare che ciò sia sufficiente a coprire la carenza cronica di personale docente, quantificata dall’agenzia di ricerca France Press in 210 mila insegnanti.1

Dunque è molto probabile che la piaga del precariato continuerà ad essere presente, anzi verrà probabilmente accentuata da queste ulteriori barriere poste per l’accesso alla professione insegnante. 

Barriere che, comunque, specialmente per quanto riguarda la professione d’insegnanti di sostegno la cui carenza è molto più grave rispetto ad altri settori, non impediranno l’assunzione a tempo determinato di una grandissima massa d’insegnanti precari senza la qualifica specifica per quella classe di concorso. In questo caso, di fronte alle necessità, si soprassiede tranquillamente a tutti i discorsi sul “merito” e la “competenza”. 

Il problema dei precari è ben lungi dall’essere risolto. Basti vedere come da molti anni si proceda in maniera simile per quanto riguarda l’insegnamento di sostegno. Infatti dal 2014, l’accesso all’insegnamento di sostegno è regolato da un concorso con prove scritte e orali e dal superamento di 1 anno di tirocinio, il cosiddetto TFA (Tirocinio Formativo Attivo). 

Il TFA per gli insegnanti di sostegno è già quest’anno al suo ottavo ciclo. Eppure nonostante ciò, il problema del precariato nella professione d’insegnanti di sostegno non solo non è stato risolto ma è stato aggravato. Questo perché il numero di accessi è sempre molto ristretto, per nulla sufficiente a coprire tutte le cattedre. 

Dunque risulta abbastanza ridicolo l’incensamento che alcune associazioni corporative di precari idonei al concorso hanno fatto, per esempio, al responsabile Scuola della Lega Mario Pittoni.2 Quanto è stato fatto è non solo poco, ma veramente nulla. 

Come specchietti per le allodole sono anche gli emendamenti presentati dal sindacato degli insegnanti FLCGIL3, che si limita a richiedere qualche blanda modifica, come la richiesta di ripristinare il limite del 20% per le attività online relative ai percorsi da 60 CFU. In questo modo, sostanzialmente, appoggiano l’idea che questi corsi abbiano veramente una qualche utilità reale e, nella sostanza, sostengono il contenuto del Decreto PA Bis. 

Gli insegnanti precari devono invece opporsi al Decreto PA Bis, ulteriore incarnazione del PNRR, che va completamente a loro danno. Se gli insegnanti vogliono veramente vedere riconosciuti i loro diritti, devono porre in prima linea la lotta contro il modello di scuola burocratico e classista, l’opposizione al PNRR e l’alleanza con quei settori studenteschi più avanzati, che si oppongono al modello aziendalistico promosso dalla Buona Scuola e che rivendicano il diritto allo studio.  

Dobbiamo anche essere consapevoli del fatto che l’esigenza di un adeguato sbocco occupazionale dei lavoratori intellettuali provenienti dal proletariato e dalle masse popolari può, nel  suo complesso, venire garantito solo se l’opposizione alla scuola burocratica e classista troverà sbocco nella lotta per l’abbattimento dell’attuale forma fascistizzata di Stato, per uno Stato di Democrazia Popolare che si faccia promotore anche di una reale politica a favore di questi lavoratori.

1https://www.tuttoscuola.com/mancano-insegnanti-italia/

2https://www.scuolainforma.it/2023/06/18/graduatorie-concorsi-ad-esaurimento-e-docenti-ingabbiati-pittoni-ce-labbiamo-fatta.html

3https://m.flcgil.it/scuola/precari/gli-emendamenti-promossi-dalla-flc-cgil-sui-docenti-precari-al-decreto-pa-bis.flc