Traduzione non ufficiale da The Red Herald agosto 18, 2023

Le elezioni preliminari in Argentina si sono tenute il 13 agosto. Il giornale democratico A Nova Democracia del Brasile riferisce che “i risultati della farsa elettorale hanno portato alla luce una situazione esplosiva nel paese, con astensione record” e alcuni compagni peruviani hanno informato: “Dopo il fallimento elettorale del governo peronista, la svalutazione della valuta e l’inflazione incontrollata hanno messo il governo … alle corde.”

Nonostante le fanfare della stampa monopolistica, il vero “vincitore” di queste elezioni è stato il boicottaggio, anche con il voto obbligatorio nel paese. L’affluenza alle urne è stata del 69,6%, una delle più basse nelle elezioni presidenziali dal cosiddetto processo di “ridemocratizzazione” del 1983, e del 7% in meno rispetto al 2019. Inoltre, queste elezioni hanno registrato il 4,78 per cento dei voti bianchi e l’1,21 per cento dei voti nulli. Complessivamente, il 36,39 per cento delle persone hanno boicottato le elezioni. Il candidato che è uscito dal circo è stato Javier Milei, un ultra-reazionario, con solo il 30,1 per cento dei voti.

La campagna di Milei è stata caratterizzata dall’assicurazione che l’Argentina rimarrà sottomessa agli interessi dell’imperialismo, principalmente di quelli yankee, e  rispetterà i dettami imposti dal Fondo Monetario Internazionale (FMI). “Il FMI non dovrebbe avere problemi con il programma che abbiamo presentato, perché proponiamo un aggiustamento fiscale molto più radicale di quello che [altri candidati e partiti] propongono”, ha detto Milei.

Nonostante le promesse fatte all’imperialismo circa il mantenimento del paese nelle mdesime condizioni precedenti, Milei ha affermato di essere portatore di una politica diverso dal quella “peronista” e “macrista”. Forse la differenza è dovuta al livello di controversie che sta provocando.

La crisi politica ed economica che scuote l’Argentina, riflette la crisi in tutta l’America Latina, essendo una parte della crisi generale dell’imperialismo. In Argentina, l’inflazione ha raggiunto il 110% nel 2022. Il debito estero del paese è stimato a 44,5 miliardi di dollari e la povertà nel paese colpisce attualmente il 40% della popolazione. Pochi giorni prima delle elezioni, una grande manifestazione nella capitale Buenos Aires ha respinto la farsa elettorale e denunciato la crisi nel paese. Durante le proteste la polizia ha assassinato l’attivista e giornalista Facundo Morales Schoenfeld. Il giorno seguente, una nuova massiccia manifestazione ha condannato la brutalità della polizia. Sono stati segnalati duri scontri tra manifestanti e forze repressive.

Una svalutazione del 20 per cento del peso[1] è stato annunciato il Lunedi. Dopo la svalutazione che il governo ha deciso lunedì secondo gli accordi con il FMI, le imprese continuano a modificare i loro prezzi, incoraggiate anche dall’aumento del tasso di cambio del dollaro che mercoledì ha toccato gli 800 pesos.

Difendendo disperatamente il Peronismo, il sito “Pagina12” scriveva: “Questo aumento esponenziale delle pressioni sui tassi di cambio non è il risultato del caso ma delle proposte economiche di Javier Milei” ; affermazione che è stata commentata nel modo seguente: “l’ economia crolla non perché Milei ha vinto, ma perché questi lacchè dell’imperialismo sono quelli che governano”.

Diventa sempre più evidente che la semi-feudalità, il capitalismo burocratico e l’imperialismo sono un onere insostenibile per le masse del mondo e soprattutto in America Latina. La fame ha raggiunto un totale di 56,5 milioni di persone in America Latina, nel 2021. Il debito totale della regione dell’America Latina e dei Caraibi è salito a 5,8 trilioni di dollari nel 2022, cioè il 117% del PIL dell’intera regione, e secondo la Banca Mondiale, un’inflazione del 9,9% è prevista per il 2023. Anche il loro regno, che chiamano “democrazia”, è demoralizzato: l’insoddisfazione per il regime politico viene espressa da circa il 69 per cento della popolazione. Questo, ancora una volta, sottolinea la condizione dell’America Latina come anello più debole della catena imperialista.

[1] [1 euro= 380, 48 pesos argentino]