Riceviamo e volentieri provvediamo alla pubblicazione
Buon giorno.
La presente per metterLa a conoscenza di una vicenda personale emblematica della situazione lavorativa in cui versano tanti lavoratori precari di Poste Italiane, perlopiù giovani, nonché per sollevare l’attenzione o un dibattito su questi temi a livello pubblico. Sono Carmine Pascale, ex lavoratore precario di Poste Italiane, residente a Montella, piccolo paese montano dell’Irpinia, in provincia di Avellino, Campania, assunto con contratto a tempo determinato per i soli mesi di marzo e aprile 2022, in qualità di portalettere presso il recapito di Pistoia, Toscana. Nel maggio 2022 denunciavo alle Istituzioni pubbliche (Ministero del Lavoro, Ispettorato del Lavoro Nazionale e Territoriale) nonché alla stampa provinciale le pessime condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i portalettere precari di Poste Italiane. La società, pur essendo in parte privata, è controllata dallo Stato italiano attraverso partecipazione maggioritaria al 65% circa. Mi chiedo, e iniziano a chiedersi in molti, dove sia questo “controllo” dal momento che, troppo spesso, ai portalettere precari di Poste italiane vengono negati i diritti più elementari sanciti dai contratti collettivi: malattia, ferie, straordinari. Ma quasi nessuno ne parla, oramai vediamo solo quello che vogliamo vedere o che ci è più comodo vedere! Nella mia breve esperienza come portalettere precario ho lavorato fin dal primo giorno molte più ore rispetto a quelle previste da contratto senza essere pagato (sic!) perché, a detta datoriale, nessuno dei responsabili aveva richiesto né mai autorizzato lo straordinario svolto! Così, mi sono rivolto ad un avvocato e all’Ispettorato del Lavoro di Prato-Pistoia, il quale accertava attraverso la verifica delle timbrature ben 77 ore di lavoro straordinario non registrate sul libro unico del lavoro e non dichiarate all’INPS, in soli due mesi! Per ottenerne la retribuzione sono dovuto andare in Tribunale. A questo punto è successo un fatto che mi ha sorpreso: parlando della mia vicenda attraverso i social sono stato contattato in privato da centinaia di giovani, praticamente da tutta Italia, ex lavoratori precari di Poste Italiane che, proprio come me, hanno lavorato molte più ore rispetto alle canoniche 36 ore previste secondo contratto senza ricevere alcun riconoscimento economico ma solo per non incappare in mancate proroghe contrattuali che i responsabili di turno velatamente e in modo subdolo “minacciavano” di attuare. Seguendo il mio esempio, negli ultimi mesi, un numero via via crescente di lavoratori precari di Poste Italiane ha segnalato la mancata retribuzione degli straordinari presso le sedi territoriali dell’Ispettorato del Lavoro. In molti, hanno perfino intrapreso vie legali per richiedere la verifica delle ore lavorate in eccedenza nonché il pagamento delle spettanze economiche dovute. Così, sta venendo alla luce, grazie anche alle continue notizie sugli sviluppi della vicenda riportate dalla coraggiosa stampa locale, che i portalettere precari di Poste Italiane lavorano ad oltranza per completare i compiti assegnati, “rinunciando” ai propri diritti in modo da mostrarsi “meritevoli”, agli occhi dei propri datori responsabili, di eventuali proroghe contrattuali allo scopo di ottenere, dopo 12 mesi, l’agognato contratto a tempo indeterminato che, nella maggior parte dei casi non arriva perché la graduatoria relativa alle future stabilizzazioni è satura rispetto ai posti resi annualmente disponibili dall’azienda. Contestualmente, però, Poste Italiane arruola ogni anno migliaia di nuovi lavoratori precari a cui prima toccherà la medesima infelice sorte, poi, solo coloro che maturano almeno 6 mesi di servizio, andranno ad infoltire l’elenco già “affollato” di oltre 6000* ex lavoratori precari inseriti nella graduatoria nazionale, redatta sulla base dei periodi lavorati e aggiornata regolarmente senza dare precedenza ai lavoratori già in lista. Una tale condotta è lesiva della dignità e dell’orgoglio della persona, prima ancor dei diritti del lavoratore, dovrebbe essere stigmatizzata e non tollerata. Tutto ciò è davvero inaccettabile ma, a quanto pare, interrompere questo circolo vizioso non è nell’interesse di nessuno! Nonostante le segnalazioni relative alle ore di lavoro non pagate, diffuse ormai a macchia di leopardo su quasi tutta la Penisola, la maggior parte dei lavoratori preferisce restare in silenzio per evitare ritorsioni o eventuali penalizzazioni sulle future stabilizzazioni. Ci chiediamo dunque, quanti siano i portalettere precari che hanno lavorato facendo straordinari non retribuiti da Poste Italiane – che, di conseguenza, ha “risparmiato” anche sulle imposte dovute al fisco – nel corso degli anni! La cattiva prassi come quella appena descritta, costantemente attuata da Poste Italiane, è già di per sé ignobile e civilmente intollerabile, ma lo è ancor di più se pensiamo che tutto ciò accade in una società che conta oltre 120 mila dipendenti, dove di fatto lo Stato riveste senza alcun dubbio un ruolo primario. “I giovani non hanno più voglia di lavorare”, così dicono, almeno secondo la sterile retorica che ciclicamente anima il dibattito pubblico. Ebbene, sono proprio simili storie a rendere ancor più stridente l’attrito tra giovani – che forse non hanno più voglia di precariato e sfruttamento! – e mondo del lavoro.
*Secondo la “graduatoria finale nazionale” di Poste Italiane del 30 marzo 2023 sono presenti 9320 ex dipendenti in attesa di stabilizzazione: vanno sottratti 700 posti, di cui 672 con orario part time e 28 full time e 2100 posti tutti con orario di lavoro part time relativi alle assunzioni degli ultimi due semestri. Non conosciamo il numero complessivo di contratti a termine somministrati dall’azienda, dunque, considerando anche quei lavoratori che non raggiungono i 6 mesi di servizio necessari per entrare in graduatoria.