Traduzione non ufficile da Nouvelle Epoque.

Se parliamo della lotta del popolo palestinese, dobbiamo parlare anche delle donne palestinesi, le grandi dimenticate di questa giusta lotta. Queste donne, le nostre compagne, lottano con tutte le loro forze accanto agli uomini per l’emancipazione del loro popolo.

Recentemente, centinaia di volantini sulla questione delle donne palestinesi è stato distribuito dal Comitato Popolare Femminile di Lione durante un raduno per la Palestina in centro città. Il messaggio è stato molto ben accolto: molti hanno parlato dell’importanza di evidenziare la presenza delle donne nella lotta del popolo palestinese, nonché della necessità di una lotta armata come unico mezzo per l’emancipazione dei popoli. Una donna, dopo aver letto il volantino, ha esclamato: «Se il nemico usa le armi, anche noi prenderemo i nostri fucili». Tutti hanno notato che nessuno prima aveva parlato così specificamente delle combattenti della resistenza in Palestina e del ruolo cruciale delle donne palestinesi. Esse si fanno carico della casa al completo quando gli uomini vengono imprigionati o assassinati, ed educano i loro figli al servizio della liberazione della nazione, svolgendo quindi un ruolo cruciale. Possono anche occuparsi della logistica al servizio della Resistenza. Sotto la copertura di comitati femminili, corsi di cucito o di cucina, le donne della Palestina cuciono bandiere, passano armi, organizzano la vita nei campi. Sono sempre in lotta. Quattro donne provenienti da quartieri e ambienti popolari hanno voluto collaborare con il CFP per questa causa, il che dimostra che il lavoro svolto dai compagni in Francia all’interno dei quartieri sta dando i suoi frutti.

La propaganda sionista vuol far credere che non ci sono donne al fronte, che sono «sacrificate», «manipolate» dagli uomini che le circondano. Questa propaganda non è nuova: permette all’imperialismo di passare sotto silenzio la lotta delle donne nei paesi oppressi come nei paesi imperialisti. Durante la rivoluzione borghese del 1789, durante la resistenza contro il fascismo… ogni donna che lotta contro l’imperialismo è fatta apparire come la «serva» di un uomo, il patriarcato svolgerebbe il suo ruolo in ogni dove. Ma, con tutto il rispetto per il colono e l’agonizzante sistema capitalista, le palestinesi hanno scelto consapevolmente di organizzarsi in comitati, di essere al fronte e di sostenere la resistenza armata per liberare il loro popolo. È una scelta politica, con cognizione di causa, ed è ciò che rende incrollabile l’eroica resistenza palestinese.

Il popolo palestinese sarà veramente liberato solo se l’imperialismo cadrà, non solo il colono israeliano, ma tutto l’imperialismo che opprime i popoli, solo se tutta la classe proletaria, uomini e donne, sarà libera, come il proletariato di tutto il mondo. Dove c’è oppressione c’è resistenza, se il proletariato è mondialmente oppresso, allora la rivoluzione non può che essere mondiale, ma oggi il principale nemico della Palestina è il sionismo.

Quando il loro popolo è oppresso, anche le donne prendono le armi, si organizzano e lottano in prima linea. Uomini e donne sono uguali quando combattono fianco a fianco per la loro classe. Non «seguono» le idee degli uomini, queste idee appartengono a loro, e le difendono con la stessa furia. Le donne non sono vittime, esseri facili da manipolare, si mobilitano e difendono la loro classe perché ne fanno parte e i loro interessi sono gli stessi degli uomini proletari. Le idee delle donne non sono frutto dell’influenza o della manipolazione degli uomini, le idee delle donne sono la loro scelta e le difendono con determinazione!

Mentre il colono sionista dipinge i palestinesi come dei grandi machisti, dei barbari musulmani, imprigiona e tortura uomini e donne. L’unica uguaglianza, l’unica emancipazione che abbiamo, sta nella lotta contro i nostri oppressori.

Come proletari di Francia, dobbiamo sostenere la lotta dei nostri compagni palestinesi, la loro resistenza accanita, e lottare con tutte le nostre forze e determinazione contro l’imperialismo, soprattutto l’imperialismo francese. Dobbiamo inoltre sostenere i prigionieri politici palestinesi e di tutto il mondo, come Georges Ibrahim Abdallah, combattente comunista libanese e attivista per la causa palestinese, che è attualmente il prigioniero politico più anziano d’Europa, detenuto in Francia dal 1987 e ancora in carcere, anche se, secondo il diritto borghese, che ci si affretta a dimenticare alla prima occasione, sarebbe possibile concedergli la libertà dal 1999.

Per questo, intensifichiamo tutti gli atti di sostegno alla Palestina e di resistenza all’imperialismo. Finché la Francia venderà armi all’oppressore, finché la Francia intrappolerà i partigiani, allora manifesteremo, contrasteremo  e resisteremo senza sosta e senza farci intimorire !

Comitato Popolare Femminile, Francia

Giugno 2023