Continua la strage sui posti di lavoro in Italia. Nel 2023 si sono registrati 1485 morti, quasi 30 a settimana, con una media di 4 al giorno. Nel 2022 vi è stato un solo morto in meno. Questo riflette l’attuale situazione in cui versano le masse lavoratrici che, sempre più prive di tutele, si ritrovano a dover lavorare con turni estenuanti e in condizioni di lavoro che mettono ogni giorno a rischio la loro vita. Basti pensare alla tragica morte dei 5 operai travolti da un treno che viaggiava a 160 km/h mentre lavoravano sui binari. Un episodio che ha anche messo in evidenza come, ormai, il clima di fascistizzazione sia così avanzato e l’opposizione ad esso da parte dei sindacati confederali sia così fittizia che, praticamente, non è nemmeno più possibile scendere in sciopero in difesa della propria vita senza incappare nella precettazione, come dimostrato dai provvedimenti del ministro dei trasporti Matteo Salvini.. Tutto ciò riflette una situazione decisamente grave dove le masse lavoratrici vengono costantemente private dei loro diritti più elementari. Questo si aggiunge alla già avvenuta riduzione, da parte dell’attuale governo in carica, del “Fondo di sostegno per le famiglie vittime di gravi infortuni” con il decreto 75/2023 firmato dalla ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone.

Le varie organizzazioni del sindacalismo  alternativo, nell’attuale contesto si guardano bene dal denunciare che il governo attualmente in carica rappresenta un salto qualitativo verso la fascistizzazione dello Stato. Tutt’al più si limitano a constatare la presenza effettiva di elementi fascisti e reazionari nel governo, senza però ricondurre il tutto ad un processo che va avanti da decenni e di cui anche i cosiddetti partiti di opposizione sono complici. Tutto ciò si traduce in una linea sindacale economicista.

Questo dimostra che il sindacalismo alternativo, per le ragioni già elencate, non può rappresentare una vera alternativa. Solo la costruzione di un Fronte Popolare Antifascista può realmente contribuire ad opporsi sul piano politico e sindacale al processo di fascistizzazione attualmente in corso. Quindi, per quanto riguarda il piano sindacale, anche con la formazione di organismi di carattere associativo sui posti di lavoro, che orientino l’iniziativa sindacale dei lavoratori più avanzati senza problemi di rappresentanza formale nei confronti della controparte aziendale e contribuiscano ad indirizzare in senso politico antifascista la mobilitazione economico-sindacale.

È necessario quindi lavorare non solo in direzione della difesa degli interessi immediati della classe operaia e degli strati inferiori ed intermedi della piccola borghesia. L’iniziativa sindacale unitaria dei lavoratori sulla base di una linea di classe e la costruzione di un sindacato di classe richiedono la formazione di un adeguato soggetto politico, di un partito effettivamente comunista presente su scala nazionale, in grado di sviluppare coscienza di classe e di indirizzare la mobilitazione verso un programma politico di governo di carattere rivoluzionario antifascista e di democrazia popolare.