Approvato in questi giorni dalla quinta commissione del Consiglio Provinciale di Trento il DDL dell’assessore all’istruzione Mirko Bisesti volto a introdurre il “percorso di carriera dei docenti”. Un DDL che, se divenisse attuativo, cosa allo stato attuale del tutto probabile, stravolgerebbe il sistema scolastico trentino favorendo processi analoghi in corso in altre realtà provinciali e regionali. Un DDL che quindi mira ad anticipare e per certi versi a sperimentare trasformazioni complessive relative all’intero sistema scolastico nazionale.

Il decreto introduce una serie di nuove figure da individuare nel corpo del personale docente. Si va dal personale docente esperto, con “compiti di coordinamento della didattica e di rafforzamento dei percorsi di orientamento e di personalizzazione dei percorsi didattici”, ai docenti ricercatori che, in aggiunta ai compiti previsti per i docenti esperti, dovrebbero occuparsi dello “sviluppo di specifici progetti, di durata anche pluriennale, per il miglioramento e l’innovazione dell’offerta formativa e per la diffusione di buone prassi di cooperazione fra i docenti”, fino ai docenti con “incarichi di diretta collaborazione per compiti organizzativi”. Quest’ultimo incarico potrebbe portare il docente a“partecipare al corso-concorso per il reclutamento dei dirigenti delle istituzioni scolastiche provinciali”.

I soldi per ottenere tutto questo si ricaverebbero, per ben due terzi, riducendo l’organico degli insegnanti. È evidente come un simile disegno di legge rappresenti un ulteriore disincentivo alla collaborazione tra docenti, già pesantemente minata dalle logiche concorrenziali e verticistiche date negli anni con l’introduzione della valutazione del merito e con l’immissione di figure come quella del docente tutor e del coordinatore di classe, che favoriscono la discrezionalità dei criteri e delle scelte relativi alla programmazione didattica e al coinvolgimento dei colleghi che operano sulle stesse classi, per non parlare delle ricadute sugli stessi studenti. Si andranno quindi ad esacerbare problemi e contraddizioni già presenti a vari livelli nell’attuale sistema scolastico, scaricandoli sugli insegnanti ‘ordinari’ e sugli studenti e le loro famiglie, soprattutto quelli appartenenti alle fasce più deboli ed emarginate della popolazione.

 

Non è certo necessario avere la sfera di cristallo per comprendere che, con l’approvazione e la generalizzazione sul piano nazionale di simili “disegni di legge”, avremmo una riduzione di organico tale da giustificare la chiusura, già in parte avvenuta, di un ulteriore numero di scuole, magari utilizzando la scusa ormai logora del decremento delle nascite.

 

Riguardo ai partiti della cosiddetta opposizione al governo in carica, ben si guardano dal lottare contro le direttrici che vengono impresse su scala nazionale al PNRR che, rispetto all’istituzione scolastica, si traducono in DDL come quelli in via d’attuazione nel Trentino. Viceversa, questi partiti si muovono con l’obiettivo di ritagliarsi spazi di privilegio, di potere e di cogestione nell’ambito delle trasformazioni attese dall’attuazione del PNRR. Per quanto attiene all’istituzione scolastica, i progetti relativi a tale piano mirano a ridisegnarla, oltre che in termini di riduzione di organico e di risorse, in forma corrispondente alla logica del “merito”.  L’intrinseca impossibilità di precisare e normare il “merito”, considerato il fatto che, per definizione, il personale docente formato nel corso di vari decenni dall’istituzione scolastica, non può che essere già il più competente nel proprio campo professionale, rimanda in realtà all’attribuzione di un potere discrezionale pressoché assoluto della figura del Dirigente Scolastico. In sostanza, s’intende sganciare sempre più la figura del docente da effettivi criteri relativi alle competenze in campo didattico, per introdurre un’articolata gerarchia fondata su valutazioni ideologiche di compatibilità del personale docente alle esigenze di un governo, di un’economia e di uno Stato sempre più indirizzati in senso antipopolare, autoritario e guerrafondaio.