La KFOR è una forza di occupazione NATO dei Balcani! La Kosovo Force (KFOR) è una forza militare internazionale guidata dalla NATO dispiegata in Kosovo. Si tratta come vedremo di una delle tante forze che sono state protagoniste nelle cosiddette “missioni di pace” che hanno affiancato le fasi di vere e propria guerre combattute nella dissoluzione della Jugoslavia e negli anni successivi.
Questa forza non darà mai alcun contributo per risolvere i problemi delle masse popolari kosovare e serbe. Qualsiasi iniziativa venga attuata in quest’area di crisi sotto la bandiera della NATO e della UE e di qualsiasi paese imperialista compreso l’Italia non può che contribuire al processo di sviluppo della terza guerra mondiale. Questo era vero con le missioni definite di “pace” ieri ed è ancora più vero oggi con la guerra interimperialista in atto in Ucraina.
Se ieri queste iniziative erano fallimentari sul piano politico oggi qualsiasi operazione venga imbastita ha come esito quello di inasprire le contraddizioni sul piano militare.
Dai primi anni 90 vari paesi hanno cercato di conquistarsi un relativo posto al sole nella fase di ricostruzione di un nuovo impossibile ordine mondiale.
Da decenni l’Italia, con i vari governi sia di centro sinistra che di destra che si sono succeduti, ha cercato disperatamente di ritagliarsi un ruolo imperialista nei Balcani ma l’esito è stato assai misero per il bellicoso imperialismo italiano e il ferimento di 14 soldati italiani avvenuto lunedì 29/05/2023 lo conferma ancora una volta.
Le missioni alle quali ha partecipato l’Italia nei Balcani sono innumerevoli:
Nel 1992 durante la missione ECMM in Croazia viene abbattuto un elicottero da un Mig Jugoslavo e muoiono 4 militari italiani. Subito dopo ci fu la missione UNPROFOR in Bosnia ed Erzegovina e a morire saranno quattro aviatori italiani quando il loro aereo sarà abbattuto da due missili terra-aria croati.
Da allora in poi sarà un continuo stillicidio di morti e feriti con cause che vanno dagli scontri a fuoco agli incidenti stradali, ai colpiti da fuoco amico fino a presunti suicidi dai contorni mai chiariti:
nel 1995 durante la missione IFOR/MSU, in Bosnia ed Erzegovina
nel 1997 durante la missione FMP “Alba”, Albania
nel 1999 durante la missione KFOR, Kosovo
nel 2002 nell’operazione Amber Fox, Repubblica di Macedonia
nel 2003 nell’European Union Police Mission Bosnia ed Erzegovina
nel 2005 con la missione SFOR/MSU, Bosnia ed Erzegovina
nel 2009 con la missione KFOR, Kosovo
ancora nel 2012 sempre durante la missione KFOR, in Kosovo.
Queste elencate sono alcune delle iniziative militari mascherate da missioni di “polizia” che risultano note al pubblico italiano ma non è possibile conoscere quelle coperte da segreto militare e al di fuori da ogni dibattito parlamentare.
Tutte queste iniziative hanno visto di volta in volta l’opposizione di settori della popolazioni che vivono in queste zone e di fatto nessun paese estero ha visto riconoscersi come mediatore credibile e sincero nella ricerca di soluzioni reali. Queste missioni sono alla fine sempre state viste per quello che sono: operazioni di occupazione militare e per questo non possono che incastrarsi in situazioni sempre più conflittuali.
Nonostante queste iniziative sotto l’egida e la direzione di volta in volta dell’ONU, UE, NATO siano di fatto sempre state fallimentari, dal punto di vista formale di una pretesa volontà di pase, anche nel nostro paese varie componenti le hanno sempre sostenute. In particolare sono state le forze di centro sinistra a sostenere la necessità di interposizione tra le diverse popolazioni accompagnate da interventi di carattere economico e culturale sul posto. Il ruolo è stato assunto negli anni da ONG, associazioni, cooperative, istituti di ricerca gruppi pacifisti con finanziamenti governativi italiani e internazionali. Si tratta di quella forma non direttamente belligerante che serve a costruire il consenso collettivo alle missioni di guerra e che nel nostro paese ha visto un punto di svolta con la prima guerra all’Iraq quando si poneva l’obiettivo del ritiro dal Kuwait come giustificazione dell’intervento internazionale contro Saddam Hussein.
I dibattiti infiniti sulle drammatiche situazioni nelle quali versano determinate popolazioni servono in definitiva a giustificare l’imperialismo. Oggi va detto chiaramente che nessuna forza straniera risolverà mai i problemi delle popolazioni kosovare e serbe. Per lottare contro l’imperialismo è però anche necessario che nel nostro paese vengano smascherati e sconfitti coloro che operano sul piano della propaganda “pacifista” ma non chiedono il ritiro dell’Italia dalla KFOR e che in ultima analisi finiscono inevitabilmente per sostenere il sempre maggior impegno diretto di NATO, UE e forze armate italiane nei Balcani con la scusa della necessità di portare la pacificazione.