Mai avremmo immaginato che nel cuore dell’Europa, in Ucraina, esplodesse una guerra così violenta e lunga, il cui esito non è affatto scontato. In realtà, se solo i mass media avessero dato in modo imparziale e obiettivo le informazioni sulla situazione politico-sociale nel lasso di tempo che va dal 2014 al 2022 sulla guerra che insanguinava il Donbass, non solo non ci saremmo stupiti ma avremmo avuto una visione più chiara delle cause che hanno scatenato una guerra, il cui svolgimento ed esito si ripercuote e si ripercuoterà su tutta l’Europa e, in modo sempre più pesante, quindi anche sull’Italia. Certamente non ci si poteva e non ci si può affidare all’informazione di stampa e tv che, cosa nota a tutti, sono al servizio di chi detiene il potere politico ed economico. A conferma di ciò, l’attuale disinformazione, che nasconde e nega le esigenze di autodeterminazione e indipendenza della popolazione del Donbass, regione dal 2014 contesa fra il governo ucraino e le repubbliche separatiste di Doneck e Lugansk appoggiate dalla Russia.

È del tutto finito per l’Europa il periodo di pace, pur relativa, per altro già messa a dura prova dall’aggressione Nato del 1999 alla Jugoslavia, e si è aperto un futuro di guerra a lungo termine, denso di sangue e di incognite.

Per quanto possa apparire singolare, la guerra in atto è stata fomentata dagli interessi imperialisti delle varie potenze, che non hanno esitato a vendere armamenti anche agli schieramenti imperialisti concorrenti. Per fare degli esempi: i dati ufficiali delle Relazioni annuali al Parlamento europeo riportano che dal 1998 al 2020 sono state autorizzate esportazioni di materiali militari dai Paesi Ue all’Ucraina per quasi 509 milioni di euro e consegnate 344 milioni, mentre alla Federazione Russa ne sono state autorizzate 1,9 miliardi di euro e consegnate 744 milioni di euro; da parte dell’Italia spicca la consistente autorizzazione alla Russia del 2015 concessa dal governo Renzi, con Gentiloni agli Esteri, (25.708.470) nonostante fosse in vigore l’embargo di armamenti deciso a livello europeo il 31 luglio del 2014, per via del coinvolgimento russo nel conflitto in Ucraina; negli ultimi anni non sono state concesse licenze di esportazione di armamenti dall’Italia alla Russia. Ma i dati del commercio estero dell’Istat segnalano per il 2021 un incremento delle vendite di armi e munizioni destinate a corpi di polizia o enti governativi russi.

Anche se i mezzi di informazione occidentali nascondono molte realtà impedendo una chiara visione di una guerra per procura fra imperialismo occidentale a guida USA ed imperialismo russo, che tende ad accentuarsi ed estendersi giorno dopo giorno, di certi avvenimenti siamo certi. La loro ricostruzione, pur relativa ad un piano fenomenico, rende bene il senso dell’espansionismo economico e militare dell’imperialismo occidentale e di quello russo che sta alla base della guerra interimperialista in corso in Ucraina. Oltre agli specifici interessi imperialisti di Usa e Russia nei territori ucraini, esistono forti interessi imprenditoriali dei paesi europei, Italia compresa.

La guerra scoppia nel 2014 allorchè i cittadini di Doneck e Lugansk, a maggioranza russofona, attraverso un referendum dichiarano l’indipendenza di quegli oblast, indipendenza non riconosciuta dal governo ucraino che invia l’esercito. Le due repubbliche, la Russia e il governo ucraino, sotto l’egida dell’Osce firmano il Trattato di Minsk (un cessate il fuoco) il 7 settembre dello stesso anno, ma l’accordo non viene rispettato. Le vittime della guerra sono migliaia; l’anno seguente si giunge al secondo trattato di Minsk non rispettato da entrambe le parti. La guerra continua senza che i mass media occidentali, per la maggior parte prezzolati, ne facciano particolare parola. Nel 2019 avviene un ulteriore salto di qualità, viene approvato, nella Costituzione dello Stato Ucraino, un emendamento per l’ingresso nella Nato e nell’Unione Europea art.14 sez. 15; nel preambolo della stessa Costituzione si riafferma “l’identità europea del popolo ucraino e l’irreversibilità del percorso europeo ed euroatlantico dell’Ucraina”.

Putin non ha mai nascosto la propria opposizione al fatto che sempre più Paesi ai confini della Federazione Russa, che prima erano nell’orbita del socialimperialismo russo, siano entrati nell’Alleanza Atlantica e che il numero di tali paesi sia aumentato dopo l’annessione della Crimea. La Cina, altro Paese imperialista, nella questione Ucraina si schiera al fianco della Russia, criticando l’espansione della Nato; ma la potenza asiatica mira a rafforzarsi e in previsione dell’esplosione di un conflitto. Pertanto, non prende direttamente parte al conflitto e cerca di estendere la propria influenza su una serie di paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina.  Consapevole di ciò, Putin concorda forniture di gas e petrolio con la Cina e le due potenze s’impegnano a legare lo sviluppo dell’Unione Economica Euroasiatica all’iniziativa della Nuova Via della Seta.

 

Il governo dell’Ucraina è un governo fascista, avamposto dell’imperialismo occidentale e della Nato. Il primo luglio 2021 Zelensky ha promulgato la “Legge presidenziale n.5506 sui “popoli autoctoni”, con cui si riconosce il godimento dei diritti dell’uomo e del cittadino e delle libertà solo agli ucraini di origine scandinava o germanica, escludendo i russofoni, in netto contrasto con il vecchio art. 24 della Costituzione ucraina che così recita: “I cittadini hanno uguali diritti e libertà costituzionali e sono uguali davanti alla legge. Non ci possono essere privilegi o restrizioni basati su razza, colore, convinzioni politiche, religiose o di altro tipo, genere, origine etnica o sociale, stato della proprietà, luogo di residenza, lingua o altre caratteristiche”. Sono presenti su territorio ucraino anche varie formazioni paramilitari nazi-fasciste adibite allo svolgimento di operazioni particolarmente efferate (battaglione Azov, battaglione Aidar che Amnesty indica come autori di crimini di guerra, battaglione Dnipro, finanziati dall’oligarca Igor Kolomoisky). Questi corpi contravvengono sia al vecchio art.17 della Costituzione “La creazione e l’esercizio di qualsiasi formazione armata non prevista dalla legge è vietata sul territorio dell’Ucraina” sia all’art.37. Anche sul fronte russo sono presenti gruppi paramilitari neonazisti adibiti allo svolgimento di operazioni particolarmente oscure e sanguinarie.  Unità Nazionale russa, Oplot, battaglione Batman, Esercito ortodosso russo, gruppo Wagner, formazione paramilitare privata o esercito di Putin.

 

La guerra continua negli anni seguenti nel silenzio assordante dei mass media finché, nel febbraio 2022, la Russia invade l’Ucraina. Il 14 maggio 2022 il presidente ucraino mette al bando ben 11 partiti politici filorussi, trasferendone i beni e le proprietà allo Stato ucraino, ampliando inoltre nella fattispecie i reati di opinione. È di quei giorni l’appello dei fratelli Kononovich alla Federazione Mondiale della Gioventù democratica, a tutta la sinistra e agli antifascisti dell’Europa e del Mondo per una mobilitazione in difesa della loro incolumità. I due giovani ucraini sono stati arrestati e torturati dalla polizia governativa di Zelensky, con l’accusa di essere spie russe e bielorusse e di appartenere a un’organizzazione dichiarata illegale e terroristica.

 

La loro persecuzione politica e quella di migliaia di cittadini del Donbass ha coinciso con l’Euromaidan ed il consolidamento di forze neonaziste. Ricordare che la guerra nelle autoproclamate Repubbliche popolari del Donbass è iniziata nel 2014 non significa negare l’invasione da parte della Federazione Russa. Ricordare le atrocità dell’Ucraina nel Donbass dal 2014 non significa negare le atrocità commesse dalla Federazione Russa durante la guerra in Ucraina.

 

Ci troviamo di fronte ad una guerra fra sistemi imperialisti (Usa e Russia), una guerra per procura che, in quanto tale, tende non solo a internazionalizzare il conflitto, ma anche a renderlo ancora più radicale e di lunga durata. Da tener presente che guerra fredda e minaccia nucleare avevano creato una condizione molto favorevole alle proxy wars.

Come in tutti i conflitti scatenati dagli Stati imperialisti, sono le classi popolari quelle che pagano il prezzo più alto di una guerra non loro, ma combattuta da loro per un potere che garantisce ricchezza solo per pochi.

 

Da qui la necessità di creare un fronte unico di forze popolari democratiche e di socialisti e comunisti per una democrazia popolare.